Stephen King Chi perde paga
Sperling & Kupfer, 2015 Narrativa Straniera | Noir
08/10/2015 di Corrado Ori Tanzi
La sfortuna di Morris Bellamy è quella di essere arrestato e condannato all’ergastolo. Ma non per l’omicidio commesso e la seguente rapina. Nelle carceri di Stato dovrà passare trent’anni prima di poter rimettere mano su soldi e taccuini, messi comunque al sicuro. Anzi, doppia sfortuna: un ragazzo di nome Pete Saubers.
Chi perde paga (Finders Keepers nell’originale) è il seguito di Mr. Mercedes, penultimo titolo (prima di questo) di quella saga letteraria che passa sotto il nome dell’autore che la sta scrivendo: Stephen King, ormai opera d’arte come e forse più dei suoi stessi libri. Romanzo tirato, che incrocia come solo King sa fare, destini e tracciati esistenziali di una coralità di personaggi. I due citati (più un terzo, l’ombra perenne e omnicomprensiva del mito ucciso) con l’inserimento di Bill Hodges, il detective (anzi ormai ex anche lui) del primo romanzo di questo nuovo filone, con i suoi aiutanti Holly e Jerome.
King spinge dove con Misery (l’altro romanzo con l’opera di uno scrittore al centro della storia) non era riuscito a spingersi. In questa sua ultima fatica conta ormai solo l’opera, il suo autore è un orpello appunto da far fuori immediatamente. Vince la fantasia, la realtà le si deve piegare sopra ogni ragionevole e irragionevole dubbio. Vince l’idea che ci facciamo delle cose, il solipsismo che diventa dialogo perpetuo con l’altro a cui abbiamo conferito sangue, carne e ossa, che ci cammina a fianco sul marciapiede, si siede al nostro tavolo alla tavola calda, fuma una sigaretta quando ce la fumiamo e viene a dormire nello stesso letto in cui di distendiamo.
Chi perde paga è un libro che incomincia camminando e termina con una corsa nel cuore di un panico scatenato da paure concentriche, allunghi di follia, rabbie esplose, temerarietà sconosciute. Una costruzione ultradosata del climax narrativo che ci inchioda senza requie. E, pagina dopo pagina, ecco la traslitterazione dal libro alla nostra testa, la nemesi letteraria di cui diventiamo vittime: di Morris Bellamy sentiamo gli stupri subiti in carcere e ne leggiamo addirittura pensieri neri, cerchiamo di fermare Pete Saubers per dirgli che quei baffetti che si è fatto crescere sono improponibili, di Bill Hodges percepiamo il respiro affannato. Stephen King non esiste più. Viva Stephen King.
Stephen King, Chi perde paga, Sperling & Kupfer, 480 pagg., euro 19,90
Corrado Ori Tanzi - https://8thofmay.wordpress.com