Stefano Spazzi

Stefano Spazzi Ancona Beat


Italic Saggi | Musica

18/10/2015 di Giuseppe Catani
Di Beat si parla ancora. Per fortuna, verrebbe da dire. A patto che non si perda tempo a vagheggiare di paradisi perduti dove tutto era meraviglioso e persino i treni arrivavano in orario, con buona pace di un certo tipo di nostalgici. No. Beat è sinonimo di rivoluzione, e se non si coglie un punto così sostanziale allora accontentiamoci della fenomenologia revival e finiamola lì. Sì, rivoluzione: oggi son cose che fanno sorridere, ma nei meravigliosi anni ’60 con i capelli lunghi si rischia di finire in caserma o di vedersi consegnare un foglio di via, e con determinate scelte, leggasi minigonne o camicie sgargianti, si mette in discussione l’autorità della famiglia. La ribellione è in corso, sia pur ruspante, ingenua quanto si vuole, per giunta nemmeno supportata da un’ideologia in grado di incanalarla da qualche parte. E chi suona in un complesso è un sovvertitore. La musica giovane scompagina la tradizione del bel canto e si propone come fenomeno di aggregazione: i concerti sono l’occasione non solo per socializzare ma per liberarsi dalla pesante cappa dei matusa, dalle loro assurde regole, dalle loro pesanti restrizioni.

Il Beat invade il territorio dello Stivale da nord a sud. La seconda metà degli anni ’60 è un fiorire di gruppi che cavalcano l’onda. Roma ha dalla sua il tempio del Piper e, assieme a Milano, detta legge con la forza delle proprie etichette discografiche. Ma anche i piccoli centri sono in tumulto. Stefano Spazzi, con il suo Ancona Beat, descrive, con piglio da appassionato sincero, le evoluzioni sonore della sua città, dalla nascita della scena (Beat) fino al suo sfiorire. Il libro prende in esame i complessi operanti tra gli anni 1964-1969, ne evidenzia il cammino corredando la ricerca con interviste, notizie sui locali in voga all’epoca (si suonava anche al Dopolavoro Ferroviario e al circolo del Partito Repubblicano…) e una buona quantità di foto. Molte di quelle band non andranno oltre una esistenza effimera, altre percorreranno strade decisamente più interessanti. Come I Kings, protagonisti di una tournée mondiale a fianco di Rosanna Fratello, o i Players, futuro gruppo spalla di Ricky Shane. Le Ombre, invece, maledicono ancora la sfortuna: alla vigilia di un provino con la Rca, il batterista è colpito da un attacco di appendicite e il cantante dal mal di gola; i ragazzi si vedono costretti a suonare un brano strumentale che non convince la label romana. Si rifaranno suonando sul palco del Piper. Poi c’è chi come Andrea Dichiara, componente de Gli Antenati, sarà cacciato via dal maestro Gian Piero Reverberi nel mezzo di una registrazione per colpa di una brusca emissione sonora proveniente dal sistema digestivo! Di aneddoti ce ne sono a volontà tra le pagine di Ancona Beat, hanno il pregio di impreziosire un volume completo e interessante, da leggere al netto di qualche imprecisione.

Per chi ama il beat e per chi ha bisogno di sapere cosa accadeva all’interno del mondo giovanile qualche decennio or sono. E fa nulla se per scoprire dove si trova Ancona c’è bisogno di Google Maps.