Sly Stone Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin)
Jimenez Edizioni, 2024, traduzione di Alessandro Besselva Averame, 22,00 €, 290 pagine Musica | Biografie
23/07/2024 di Laura Bianchi
Lo stile rock funk di Sly and the Family Stone, attivo negli anni Settanta, è stato seminale per moltissimi degli artisti venuti dopo di lui, primi tra tutti Miles Davis (per sua stessa ammissione) e Prince, fino ai rapper, e anche il suo percorso esistenziale è stato oggetto di infinite analisi, critiche, imitazioni, dall'esordio come dj per le radio e come produttore, attraversando le città più significative del mondo musicale americano, da San Francisco e Los Angeles, passando per eventi memorabili come Woodstock, fino ai problemi gravissimi di dipendenza e di salute degli ultimi anni.
Ora però è tempo di fare silenzio, e leggere la sua autobiografia, che si intitola proprio come il brano sopra citato: Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin) un memoir raccolto da Ben Greenman, che ha lavorato anche alle memorie di George Clinton e Brian Wilson, tradotto magistralmente da Alessandro Besselva Averame ed edito in Italia dalla benemerita Jimenez Edizioni.
Prontissimi, dunque, a immergerci nell'atmosfera creativa, folle, gioiosa, ma anche drammatica, dell'America musicale dei decenni dalla fine dei Sessanta fino agli Ottanta, per comprendere meglio il genio e la sregolatezza di un artista totale, autenticamente libero, che fin da ragazzo contravveniva alle regole sociali imposte, soprattutto quelle assurde; ad esempio, scrive: "C'era un solo giorno della settimana in cui i neri potevano nuotare nella piscina pubblica. Ricordo di esserci andato un giorno in cui c'erano solo bianchi. Non ricordo che nessuno mi abbia detto nulla, e anche se avessero fatto non li avrei ascoltati. Non sono mai riuscito a entrare in quell'ordine di pensiero. L'acqua è uguale per tutti."
Questo breve aneddoto serve a illuminare meglio la personalità di Stone, che attraversa i grandi eventi mondiali con leggerezza, incoscienza e molta, molta libertà; mentre l'Apollo 11 allunava per la prima volta, la sua Family si esibiva in un altro Apollo, il Theatre; il popolo di Woodstock e quello dell'isola di Wight si esaltarono alle loro performance; lui stesso afferma che nella sua band "eravamo bianchi e neri insieme, maschi e femmine. Era una cosa grossa ai tempi. Ed era stato fatto di proposito!"; e anticipò mode (pettinature afro, balletti, mise kitsch, provocazioni) e modi di vita, autodistruggendosi e riabilitandosi più volte.
Ora, a ottant'anni, è giusto che abbia ripreso in mano il suo passato, dandoci la possibilità di conoscere meglio la sua parabola esistenziale e artistica, dai momenti in cui "era difficile ritrovare lo slancio necessario per lavorare", a causa di droghe ed eccessi, a quelli in cui incontra gli amici veri, alle feste devastanti zeppe di big della musica, fino alla situazione attuale, che lo vede affetto da broncopneumopatia cronica ostruttiva e impossibilitato a ricevere troppe visite, anche se è riuscito a ricostruire l'amore della sua vera famiglia e continua a nutrirne per la musica.
Alla fine di questo viaggio nei decenni e in una vita sconvolta e sconvolgente, descritta con ironia, lucidità e un incessante senso del ritmo, al lettore resta un solo desiderio: riascoltare la sua musica, scoprirne i lati psichedelici, rock, funky, soul, hip hop, e capire che occorre considerare Sly Stone come un tassello importante della black music.
Sylvester Stewart, alias Sly Stone, è un musicista, cantante e produttore, frontman nella band Sly and the Family Stone, che ha avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo della musica soul, funk e psichedelica degli anni Settanta, autore di alcuni degli inni più memorabili degli anni Sessanta e Settanta (Everyday People, Family Affair, la stessa Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin)) e performer.