Simon Reynolds

Simon Reynolds Post –punk 1978-1984


IBN edizioni Musica | Saggi | post - punk

14/07/2015 di Arianna Marsico
Quando si finisce di leggere Post –punk 1978-1984 si ha l’impressione di aver avuto accesso ad un mondo magico ed oscuro. Simon Reynolds con il suo libro infatti svela connessioni tra artisti e generi che a volte si potrebbe far fatica ad immaginare, come nel caso degli Human League.

La sua capacità di analisi è profonda, i gruppi citati sono un’infinità. Il mondo del post – punk, di tutto ciò che avviene dopo il disastroso tour americano dei Sex Pistols del 1978, è ampio e spesso costellato di meteore. Pochi gruppi hanno vita lunga, consumati dalla frenesia sperimentale e a volte dalle droghe, il più delle volte incidono pochi album o addirittura nemmeno una canzone, tra le eccezioni troviamo gli Einstürzende Neubauten.

Ci sono gruppi dai trascorsi illustri, come i PIL di John Lydon. Lui, da sacerdote punk a leader del post – punk, ribelle e perduto nelle contraddizioni allo stesso tempo, capace di tirare fuori roba come Metal box (1979) e poi cadere nell’abulia.

Si parte destrutturando la forma canzone e l’uso stesos degli strumenti canonici, che persino il punk, pur senza un filo di tecnica, usava.  I già citati Einstürzende Neubauten rimediavano gli strumenti data per data da scarti metallici o strumenti da lavoro ad esempio.

L’uso delle macchine piano piano entrerà nella musica, insinuandosi all’inizio attraverso il dub, fino alla deriva New –Pop quando il produttore finirà con il contare più dei musicisti, Frankie goes to Hollywood docet.

Reynolds offre una valida ed accurata chiave di lettura di un universo eterogeneo, dove vecchie glorie come Lydon e McLaren si affiancano a perfetti sconosciuti, dove l’espressione a volte sconfina nella perversione (Bow Bow Bow e Throbbling Gristle) e dove non manca la disperazione.

Il no future di fondo non si è spento con i Sex Pistols  come dimostra l’addio a questo mondo da parte di Ian Curtis, che con i suoi Joy Division esemplifica al massimo tutte le contraddizioni del periodo.

Fascinazione per il lato oscuro dell’uomo e della storia, fragilità, sensazione di onnipotenza. Tutto questo è il post – punk nelle sue espressioni migliori. Tutto questo è la altalenante coscienza umana.

“When routine bites hard,

And ambitions are low,

And resentment rides high,

But emotions won't grow,

And we're changing our ways, taking different roads.

Then love, love will tear us apart again.”

(Love ill tear us apart, Joy Division)


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