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Salvatore Coccoluto Desiderio del Nulla. Storia della New Wave Italiana
Stampa Alternativa, 2014 Musica | Saggi
15/02/2016 di Eliana Barlocco
Gli anni ’80 sono stati la culla della musica New Wave e in questo libro, Desiderio del Nulla. Storia della New wave Italiana, Salvatore Coccoluto ci racconta la scena italiana di quegli anni percorrendo le varie realtà presenti nel panorama nostrano. Dagli Appennini alle Alpi e poi giù verso le isole si snoda il filo musicale della matassa, tracciando un quadro di quegli anni e del fermento che regnava.
Coccoluto, dopo una breve panoramica sugli albori del movimento in terra straniera (Gran Bretagna e Stati Uniti) si e ci butta a capofitto nella scena italiana. Ripercorre quindi la terra emiliana: Gaznevada, Rats fino alla paranoia dei CCCP, proseguendo coi Kirlian Camera. Si sposta poi a Firenze che “forniva negli anni ’80 il sessantadue per cento del prodotto musicale indipendente di tutta la nazione….arrivando a essere definita da molti addetti ai lavori la culla del rinascimento rock..”, tratteggiando le caratteristiche dell’ambiente fiorentino in cui hanno visto i natali i Litfiba, i Diaframma, i Moda.
Dal centro ci spostiamo a Pordenone dove “nacque il Great Complotto, un movimento musicale formato da centinaia di giovani che,….,interpretarono diverse forme di new wave…”, da lì raggiungiamo il Veneto coi Frigidaire Tango, una deviazione in quel di Monza con gli Underground Life, un salto a Torino, Genova e Milano poi direzione sud con tappa a Roma e Napoli, infine concludiamo il viaggio a Catania coi Denovo.
La ricostruzione è accurata. Completano il libro una scheda bibliografica e una sitografica, peccato non vi sia una discografia raggruppata, ma ad ogni modo durante la lettura vengono citati i lavori dei vari gruppi. Maggiore spessore al libro è dato anche dalle interviste ai protagonisti dell’epoca: ad esempio abbiamo le voci di Gianni Maroccolo, Daniele Trambusti, Giancarlo Onorato e tanti altri. Voci che contribuiscono a definire la ricerca che in quegli anni avveniva negli ambienti underground. Una ricerca che, seppur condotta negli anni ricordati oggi per aver prodotto il consumismo, “città da bere”, individualismo, divisione settoriali molto evidenti tra i giovani, hanno anche prodotto un’innegabile evoluzione tecnologica; che, per contro, ha indotto queste realtà musicali a concretizzare il “desiderio del nulla” in una ricerca musicale che, citando Onorato, li poteva condurre a essere “una compagine la cui eccellenza avrebbe potuto cambiare e non poco i connotati alla musica del Paese, se ben organizzata e armonizzata secondo le esigenze umane, stilistiche, creative, e nel rispetto delle personalità differenti che questo coacervo di idee presentava. Invece no. Si perse una grande opportunità”.