Rosario Villajos

Rosario Villajos L`educazione fisica


Guarda, 2024, collana Narratori della Fenice, traduzione di Roberta Arrigoni, 272 pagine, 19 euro Letteratura Straniera | Romanzo

12/09/2024 di Laura Bianchi
Tardo pomeriggio del 1994, agosto, periferia di una città spagnola.
Catalina, 16 anni, deve tornare a casa prima delle 10 di sera, il coprifuoco imposto da genitori rigidi, in una famiglia che sarebbe comodo definire disfunzionale, ma che invece potrebbe essere considerata totalmente normale, nel suo patriarcato anaffettivo e acritico. Ma la ragazza perde l'autobus. E appena prima le è successo qualcosa che sta dando forma a pensieri presenti già nella sua vita, ma che finora non potevano emergere, e a cui quel qualcosa ha dato la stura.

Nelle quattro ore che, come in un segnale orario, scandiscono i passi del ritorno, la voce narrante di Rosario Villajos oscilla tra il dentro e il fuori, scivolando nel discorso indiretto libero con una facilità che coinvolge, e che trasforma L'educazione fisica (candidato al Premio Strega Europeo) in un libro fondamentale, indimenticabile e indispensabile. 

Dalle esperienze dei sedici anni di Catalina, dalla nascita a quelle ore, raccontati con immediatezza, disincanto e poesia, tra pagine di diario segreto, citazioni dei Nirvana o delle telenovelas amate dalla sua onnipresente, insoddisfatta madre, o dettagli di vita quotidiana di una Spagna marginale, emergono anche tutte le tematiche importanti della condizione femminile.

La scoperta del corpo, le differenze di genere, i ricatti, espliciti o taciuti, il machismo, I rapporti genitori - figli, docenti - studenti, quelli tra pari, tra ragazze e tra queste e i ragazzi, i piccoli e grandi giochi di potere e le scelte impari, che derivano da un pensiero sociale condiviso, si fanno racconto e memoria vibranti, dolenti, ma densi di lucidità e volontà di sopravvivenza. 

Sullo sfondo, ma essenziali, l'amore per i miti classici, per la lettura, la scoperta della scrittura come modo di dare forma e reagire al rancore e all'ansia; forse, il vero tratto autobiografico che l'autrice ha voluto imprimere in un racconto altrimenti desunto dai tanti, significativi fatti di cronaca di quegli anni, e certo anche di questi ultimi. A farci capire che, purtroppo, non sono stati sufficienti trent'anni per rendere libere le donne e i loro corpi.

Un romanzo soggettivo e insieme corale, che dovrebbero leggere tutti; non solo e non tanto le ragazze, ma anche le donne, e soprattutto i ragazzi e gli uomini, poiché vi è riassunto il paradigma su cui declinare il verbo del dialogo.

Anche oggi, in un'Italia in cui la disciplina "educazione fisica" si chiama Scienze Motorie, ci sarebbe bisogno di una vera educazione fisica, intesa come rispetto del corpo, proprio e altrui, senza distinzioni di genere. Questo libro può certo aprire occhi e menti; perché quel qualcosa non accada. Mai più. A nessuna.