
Pietro Gibellini Giuseppe Gioachino Belli. Parola di donna Sonetti per voce femminile
Vallecchi Italianistica - Collana diretta da Gualberto Alvino, pagine 248, 18,00 euro Letteratura Italiana | Poesie | dialetto
09/03/2025 di Arianna Marsico
Non è la prima volta che la modernità di Giuseppe Gioacchino Belli emerge prepotente. L’avevano già messa in luce gli Ardecore con 996 - Le canzoni di G. G. Belli - Vol. 1 (2022), sottolineando quello sguardo attento agli ultimi. La mette in luce Pietro Gibellini con Giuseppe Gioachino Belli. Parola di donna. Sonetti per voce femminile. I tempi di Belli erano bui per certi aspetti. Mastro Titta, boia di Roma, spargeva la sua triste fama in tutta la città e l’Arciconfraternita di San Giovanni Decollato aveva il suo bel da fare a curare le anime dei condannati a morte. Tanto che lo stesso poeta, impiegato pontificio, tenne in clandestinità i suoi sonetti. Figuriamoci quindi quale potesse essere la condizione femminile. Stupri, violenze domestiche, gravidanze non cercate ma da portare a termine. Miseria da affrontare per riuscire a sfamare i tanti figli, giudizio spietati, la necessita di farsi “maritare” per evitare lo stigma dell’essere “zitella”.
A queste donne, alle loro ingenuità, la selezione operata da Gibellini restituisce la voce. Sembra di trovarsi nei vicoli di Roma, nei mercati e nelle bottegucce a sentire sospiri, risate, preoccupazioni. Perché nonostante tutto queste donne cercarono di non abbandonarsi alla disperazione più nera, di avere un guizzo sornione, tutto romano, per restare in piedi. Non c’erano momenti per celebrarle, non c’erano feste internazionali (più o meno sentite), c’erano solo la fatica della vita e le insidie da parte di alcuni omuncoli, più che uomini. Eppure le loro figure emergono fiere, nonostante tutto.
Giuseppe Gioachino Belli (Roma 1791-1863), probo impiegato pontificio, tenne clandestino il trasgressivo capolavoro dei suoi Sonetti romaneschi, vero “monumento” della plebe di Roma pubblicato solo dopo la morte del poeta.
Pietro Gibellini (1945) ha studiato la letteratura italiana dal Sette al Novecento, e in particolare l'opera di D'Annunzio. Ha curato la poderosa edizione critica e commentata dei 2279 Sonetti di Belli per i Millenni Einaudi.