Petros Markaris

Petros Markaris L’assassino di un immortale - dalle rotte dei migranti alle inchieste del commissario Charitos


La nave di Teseo Narrativa Straniera | Racconti

18/06/2016 di Corrado Ori Tanzi
Le voci di Petros Markaris. Almeno due. Quella dei suoi romanzi che girano intorno alla vita sghemba del commissario Charitos e quella che dà forma a questi nuovi racconti, otto, L’assassino di un immortale, che va in una direzione tutta sua.

Uno dei primi titoli della neonata La nave di Teseo, la casa editrice sorta grazie a un’idea di Umberto Eco e di quei nomi dell’area Rizzoli che hanno ritenuto fosse cosa buona e giusta non partecipare alla fusione con la Mondadori Libri (e far nascere la cosiddetta Mondazzoli nella definizione dei critici). Un’edizione che nell’estetica e nel tatto ricorda molto da vicino i libri Bompiani, approdo si vede non ancora del tutto subito dimenticato dal direttore generale/editoriale Elisabetta Sgarbi.

La voce del giallista greco, dicevamo. Tono secco in un elastico colloquiale che non decolla mai dal tatto della strada. Storie che, per quanto squarciate da almeno un omicidio, non hanno certo nell’investigazione del personaggio tanto caro a Markaris o in quella del suo collega turco Murat, l’epicentro letterario. Il piacere della lettura (ed è sempre un bel piacere quando c’è di mezzo Markaris) riposa sull’architrave di sostengo delle indagini, tanto che se alla fine non ci fosse un colpevole il lettore non sarebbe privato di nulla. La lama dell’autore s’infila nell’universo letterario e poi in quello cinematografico, nei tempi migranti che ci stanno lambendo negli anni ’10 del Millennio III, nel polipo mafioso della Germania di oggi, nelle strade turche strappate dal sole e in quelle greche che, per quanto la palla di fuoco in cielo sia allo zenit, non scolorano le ombre di cui sono fatte. Strade che raccolgono poveracci che, proprio perché miseri, si elevano a un’epica tutta loro.

Un solo splendido racconto abbraccia la materia noir in pieno di stile. Ma non è di Markaris. O meglio, Markaris lo racconta, ma prima di lui l’ha scritta la Storia. Il 20 luglio 1944, il giorno dell’Operazione Walkiria, il fallito attentato di un gruppo di gerarchi nazisti capitanati dal colonnello von Stauffenberg ad Adolf Hitler durante una riunione alla Tana del Lupo, la celeberrima sede del quartier generale del führer.

Come andò lo sappiamo e non è che il romanziere nato a Istanbul ma greco in tutto il resto ci faccia omaggio di prove nuove che ci raccontano un’altra storia. Prendendo quel fatto come è stato riportato da ogni pubblicistica e inserendolo nelle vite di quel giorno di tale famiglia Krull e in quella di Traudl Junge, la storica segretaria di Hitler, ne esce un racconto dallo spirito letterario magnifico, dove l’ordinarietà inedita si scontra con l’eccezionalità straconosciuta, regalandoci uno stridore che ci turba e ci dà fastidio allo stesso tempo. Riuscire in questo risultato con un fatto su cui anche Hollywood ha acceso le luci è roba degna del più fine Hitchcock, quello di Notorious per intenderci.

Petros Markaris – L’assassino di un immortale, La nave di Teseo, 174 pagg., 18 euro

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