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Peter May L`uomo degli scacchi
Einaudi, Stile libero, 2015 Narrativa Straniera | Noir
12/04/2015 di Roberto Contini
(Omar Khayya’m)
“Dopo aver abbandonato la polizia e aver deciso di stabilirsi definitivamente sulla più settentrionale delle isole Ebridi, Fin Macleod tiene lontano i cacciatori di frodo dalle terre di un facoltoso proprietario terriero locale. Ed è proprio nel corso di un giro di ricognizione in quegli aspri territori che, in compagnia dell'amico Whistler, si imbatte nella piú incredibile delle visioni. Un piccolo velivolo, all'apparenza intatto, col rosso e il bianco della fusoliera ancora ben visibili, è apparso su un cumulo di sassi, nell'alveo di un lago che si è appena ritirato. A bordo, il corpo di Roddy Mackenzie, tastierista e anima di una nota band di gaelic rock-folk, una vecchia conoscenza di Fin e Whistler. E ben presto Fin si rende conto che della vicenda Whistler sa molto più di quanto non voglia ammettere”
Terzo ed ultimo capitolo della trilogia delle Hebrides, “L’uomo degli scacchi” non delude il lettore ed è di nuovo una summa dell’abilità di Peter May di costruire un ‘noir’ in modo esemplare, collegando il presente ovvero l’indagine dell’ omicidio Roddy Mackenzie con una magistrale ricostruzione del passato dei protagonisti, fino a scavare nei loro sentimenti più reconditi. Non manca anche nel “ L’uomo degli scacchi” un’attenzione quasi maniacale ai particolari e soprattutto una perfetta resa dei paesaggi dell’isola di Lewis, di una natura selvaggia e severa, che incombe sui protagonisti e ne forgia persino il carattere. Fin Macleod riesce ancora una volta a risolvere con una delle sue geniali intuizioni un caso intricato, in cui rischia di essere coinvolto anche come possibile autore di uno crimini. Se nel “L’uomo di Lewis” (dove, a mio avviso, si raggiungono le vette più alte della narrativa di Peter May) il concatenarsi dei flashback emerge dalla mente di Tormod Macdonald ormai compromessa dall’avanzare della demenza senile che gli rende impossibile distinguere il presente dal passato, nel “L’uomo degli scacchi” le vicende del passato dell’(ex) ispettore Fin Macleod sono determinanti per tenere le fila del racconto e ben presto il lettore si rende conto che Fin ha già gli elementi per poter ipotizzare la soluzione dell’enigma, ma Peter May è molto abile nel confondere gli indizi nel testo del racconto, costringendo il lettore a districarsi tra racconti del passato e avvenimenti del presente, mantenendo sapientemente la suspense sino alla fine. Molti colpi di scena ed un finale imprevisto, epilogo delle vicende del precedente “L'uomo di Lewis”, che mette probabilmente la parola fine alle avventure di Fin McLeod , come del resto ha dichiarato l’autore, anche se sarà del tutto sufficiente a togliere la speranza che Peter May ci ripensi e trovi un seguito capace di avvincere ancora una volta i lettori pagina dopo pagina.
Un grande ‘noir’ e un romanzo avvincente che scandaglia nei sentimenti ed evidenzia i limiti degli esseri umani condizionati sempre dalle loro paure e dal peso di un passato che non vuole mai cessare di condizionare il presente, “ L’uomo degli scacchi” merita di ripercorrere il grande successo dei precedenti “L'isola dei cacciatori di uccelli” e “L'uomo di Lewis”.