Paul Auster

Paul Auster 4 3 2 1


Einaudi, 2017 Narrativa Straniera | Romanzo

30/10/2017 di Corrado Ori Tanzi
Prima o poi nella vita di uno scrittore arriva il momento in cui al centro della propria poetica sale il desiderio di raccontare un capitolo della storia della sua nazione o aprire una finestra della società del tempo attraverso una saga familiare. Da John Galsworthy con i suoi Forsyte a Émile Zola (Ciclo dei Rougon-Macquart,), da Thomas Mann (I Buddenbrook) a Philip Roth ( Pastorale Americana), passando per Garcia Marquez (Cent’anni di solitudine), Irene Némirovsky (I doni della vita), Jonathan Franzen (Le correzioni), Israel Joshua Singer (La famiglia Karnovski) fino alla recente Elizabeth Jane Howard (Saga dei Cazalet).

Con 4 3 2 1, Paul Auster osa di più. Gli anni Sessanta negli States attraverso non una, ma quattro vite di un unico protagonista, Archie Ferguson, nato a Newark il 3 marzo 1947, nonno bielorusso arrivato a Ellis Island con cento rubli cuciti nel fodero della giacca.

Come il suo autore, Archie Ferguson nasce nel New Jersey. E ha davanti a sé quattro vite che può tranquillamente prendere a seconda che la sua volontà, il fato, una diabolica coincidenza, l’inerzia del suo agire o chissà cosa altro decida che sentiero intraprendere. Potrà vivere una vita bruciata nel mentre si sta facendo conoscere al mondo letterario con un libro con Stanlio & Ollio co-protagonisti oppure finirà per raccontare il suo tempo come giornalista perché incapace o impossibilitato di esprimere il generale della vita come poeta, potrà rimanere fulminato poco ancora pre-adolescente o arrivare da autentico scrittore a scrivere proprio il poderoso e più che materico romanzo che il lettore sta tenendo in mano, stesso titolo, stessa storia.

Una prova di forza narrativa quella di Auster. Una sinfonia in quattro movimenti (nota: considerato che i personaggi non cambiano, per seguire la storia senza disorientamenti, consiglio di stare sempre attenti al codice puntato riportato in alto a destra di ogni pagina, dove il primo numero corrisponde al capitolo e il secondo illustra il Ferguson raccontato in quel capitolo) che si nutre dei sentieri di Borges, ma che guarda a Dickens quale maestro di formazione.

C’è l’America della ribellione giovanile e dell’attivismo che nei campus si dipanò senza frontiere arrivando a fare da linfa al ’68 europeo, quella che trova nello sport uno strumento di crescita e di riscatto, la terra dell’informazione nata da un’editoria che si vuole pura, c’è la storia del cinema e un ripasso di letteratura e musica che nutre “le menti migliori della mia generazione” se Ginsberg ci passa la parafrasi.

Quattro esistenze parallele che portano dentro sé ogni “indispensabile altro”, come lo chiama nelle interviste Auster. Ciascuna conserva e difende il resto della molteplicità. Quello che saremmo potuti diventare se avessimo fatto un’altra scelta (o se un’altra scelta avesse scelto noi). Se solo una delle potenzialità che portiamo dentro si fosse, a un certo punto della nostra vita, presentata come entità realizzata nel concreto, quale sarebbe stata la nostra vita? Come sarebbe venuto fuori il nostro primo motore, quello che non ha bisogno di un’opzione preferita o di una possibilità colta per esserci? Cosa siamo noi, solo la vita che affrontiamo quotidianamente con gesti e omissioni oppure le esistenze alternative che non sono diventate materia per uno dei qualunque simple twist of fate per dirla alla Dylan?

Ad Auster ci sono volute quasi mille pagine e un romanzo ottocentesco. Un chilo e mezzo di libro sulla bilancia di qualunque negoziante al dettaglio. Solo una scrittura rilucente come la sua poteva far salpare il racconto e portarlo a termine. Noi lettori lo divoriamo. Poi incominciamo a pensare con trasporto emotivo alle nostre “vite fantasma” che alimentiamo da quando avevamo i calzoni corti o la gonnellina e che, consci o meno, non smettono di bussare alla porta anche ora che le nostre spalle incominciano a curvarsi e la schiena a far male.


Paul Auster, 4 3 2 1, Einaudi, pagg. 944, euro 25

Corrado Ori Tanzi – https://8thofmay.wordpress.com