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Patti Smith L`anno della scimmia
Edizioni Bompiani, 2020 Narrativa Straniera | Narrativa | Memoir, fotografia
01/09/2020 di Eliana Barlocco
Come Alice attraversava lo specchio per prendere coscienza di sé, così la Smith utilizza la sua seconda vista (l’obbiettivo della macchina fotografica) per addentrarsi nel 2016. Il mondo materiale si anima e parla ad un Alice/Smith che con curiosità intraprende un viaggio caratterizzato da incontri con nuovi e vecchi amici, una navigazione segnata dall’emergere dei ricordi di vita passata, pungolata dall’antico silente dolore e da quello che il nuovo anno reca con sé (l’aggravarsi della malattia di Sam Shepard e l’improvvisa perdita di Sandy Pearlman).
L’obbiettivo diviene la lente attraverso cui osservare il mondo per affrontare il corso, all’apparenza disordinato, dei propri pensieri. Tra le pagine appaiono alcuni scatti a sottolineare i momenti, le foto partecipano alla narrazione rappresentando “una dopo l’altra, ognuna un talismano nella collana dei viaggi ininterrotti”, sono testimoni muti di un istante.
In questo apparentemente caotico peregrinare, il lettore diviene un forestiero che si aggira tra le itineranti riflessioni della Smith sempre in bilico fra realtà e visioni, fra ricordi e desideri:“Il problema dei sogni, ho pensato, è che uno può essere trascinato dentro a un mistero che non è affatto un mistero, generando osservazioni e discorsi assurdi che non portano a nessuna conclusione realistica. Tutto ricordava troppo le chiacchiere labirintiche di Alice con il Cappellaio Matto.” La lettura si dipana fra avvenimenti, personaggi reali e fantasie al limite del reale, in un turbine di spunti musicali e letterari. E’ un continuo varcare la soglia dello specchio, il labile confine tra la vita e il sogno con tutto ciò che questo comporta.
Capitolo dopo capitolo si cammina fino all’incontro col nuovo anno lasciando il vecchio proprio dove si è cominciato il racconto in quel camerino del Fillmore West. Qualche minuto per percorre il corridoio verso il palco pronti a iniziare un nuovo spettacolo, consapevoli che: “Non si può approssimare la verità, né aggiungere né togliere, perché sulla terra non c’è niente di simile al vero pastore e in cielo non c’è niente di simile alla sofferenza della vita reale”. L’unica certezza, che noi come Alice abbiamo, è che lo stage che da anni calca può ancora riservare a tutti attimi di felicità.