Paolo Mazzucchelli

Paolo Mazzucchelli L’altra metà del pop


Stampa Alternativa, 2021, euro 18 pp. 90 Musica | Saggi

20/04/2021 di Franco Bergoglio
Le immagini sono state determinanti nella musica fin da quando il vinile, nella seconda metà del Novecento, iniziò a offrire contenitori dotati di copertine spaziose, colorate e di
fotografie o di una grafica peculiare. Paolo Mazzucchelli si è già occupato del tema con I
vestiti della musica. Viaggio fra le meraviglie delle copertine dei dischi (Stampa Alternativa, 2017) e vi torna adesso con L’altra metà del pop, sempre per Stampa Alternativa: una sorta di “spin off saggistico”, approfondendo un argomento in particolare: la donna come protagonista assoluta del vinile.

Donna “da copertina”, verrebbe da dire, visto che il sottotitolo scelto, “L’emancipazione femminile rappresentata nelle più belle copertine dei dischi”, spiega una porzione ampia del libro. Il volume però non si limita a questo (sarebbe riduttivo) e dedica uno spazio significativo a quelle artiste, grafiche e fotografe che hanno lavorato al manufatto rimanendo dietro le quinte.

Il racconto, suddiviso per decenni, parte ovviamente dagli anni Quaranta e Cinquanta,
mostrando un’immagine femminile compressa in ruoli stereotipati di “donna ideale,
moglie e madre”. Gli anni Sessanta spazzano via questa immagine, grazie a un concorso
di fattori, che va dal boom economico ai fermenti rivoluzionari. In questi anni sui dischi
dominano le immagini volitive di Joan Baez, Yoko Ono, Buffy Sainte Marie, mentre
le copertine più scandalose giocano su una nudità esibita in una chiave non erotica, come
accade nell’omonimo dei Blind Faith (1969). Se, a sfogliare le pagine del libro, gli anni Settanta mostrano una donna trasgressiva, il decennio successivo consacra quella in carriera e i due a venire, complice il declino nelle vendite del vinile, sono meno ricchi di innovazione.

A questo punto, esaurita l’analisi cronologica, si apre la seconda parte del volume, decisamente originale, dedicata alla creatività femminile applicata alle (e non più
sulle) copertine. I nomi rappresentati sono quelli, spesso misconosciuti, delle grafiche e art
director che hanno lavorato nell’ombra (ma alcune copertine appartengono a fotografe
che hanno raggiunto la celebrità come Anne Leibovitz e Lynn Goldsmith). La chiusura è
appannaggio di due artiste che da sempre hanno preteso - e ottenuto - di potersi gestire le
copertine: Rickie Lee Jones e Joni Mitchell. Quest’ultima poi è una vera e propria
tuttofare, che non si limita a scegliere, ma spesso cura anche disegni, fotografie e grafiche
dei propri lavori. Riassumendo: il libro è consigliato a chi sguazza nei vinili… e nelle
infinite storie che questi sono ancora in grado di raccontare.