Oderso Rubini E Ferruccio Quercetti

Oderso Rubini E Ferruccio Quercetti Bologna 1980 - Il concerto dei Clash in Piazza Maggiore nell`anno che cambio` l`Italia


Ed. Goodfellas Musica

11/01/2021 di Arianna Marsico
Oderso Rubini e Ferruccio Quercetti con Bologna 1980 Il concerto dei Clash in Piazza Maggiore nell’anno che cambiò l’Italia non si milita a raccontare dello storico concerto dei Clash a Bologna. Anzi, per certi versi l’evento non è nemmeno così centrale nella narrazione come qualcuno si potrebbe aspettare.  La prima parte del libro ricostruisce accuratamente innanzitutto il clima politico degli anni ’70, con la crisi del Movimento del ’77, il terrorismo, gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, culminati con la morte dello studente Francesco Lorusso.

Questo aveva provocato un forte scollamento tra la sinistra al governo della città, arroccata sulla sua torre d’avorio, e il mondo studentesco e le avanguardie artistiche e musicali.

Bologna era in fermento, diversi gruppi cercavano di fare qualcosa di nuovo e sorgevano le prime etichette indipendenti.

L’amministrazione comunale, in vista delle elezioni e anche in un’ottica di pacificazione, pensò di mettere su una rassegna musicale, Ritmicittà, che desse spazio a musica innovativa, e il colpo da maestro fu il portare i Clash a chiudere la manifestazione il 1° giugno (inizialmente la data era il 2).

Questo comportò ai Clash non poche cristiche da parte di una parte oltranzista della scena punk italiana, che, dopo averli accusati di essersi svenduti firmando con la CBS, li accusò di essersi alleati con il potere, a sua volta tacciato di volersi lavare la coscienza con un gruppo ormai inoffensivo, passatemi il termine. Oltretutto “il primo album dei Clash è uno snapshot di sound-verité: fa l’effetto di un film neorealista in cui attori non professionisti mettono in scena la propria vita sotto una luce naturale e vivida. Tutto questo realismo però alzava la posta in maniera drammatica per i Clash. Adesso la band aveva il problema di dover impostare il resto del suo percorso su un registro che fosse all’altezza del proprio furore etico.”

Insomma, tantissime aspettative, contestatori pronti a stare sotto il palco… i gruppi spalla, Caffè Caracas (con Ghigo Renzulli e il futuro Raf) e Whirlwing sommersi dagli sputi… e Topper che non si trova!

I membri della band erano arrivati da Nizza su macchine separate, e quella con il batterista sembrava essersi persa. Il pubblico iniziava a spazientirsi per la lunga attesa, ed ecco che Strummer, Jones e Simonon decisero di iniziare con il batterista dei Whirlwing, George Butler che fece del suo meglio. Stando alle testimonianze dei presenti il concerto però decollò con l’arrivo di Headon, quando la potenza del gruppo detonò appieno.

La parte più interessante del libro sono i racconti di chi ha contribuito a realizzare l’evento, di chi c’era e paradossalmente anche di chi non c’era ma avrebbe voluto esserci, oltre alle interviste a Joe Strummer.

Emerge la storia di una serata surreale per certi versi (al giorno d’oggi chi andrebbe a un concerto per contestare chi suona?), di un periodo sorprendente e di una band, i Clash, generosa e immensa.

C’è solo un’ombra sull’evento, ma non dipende dagli organizzatori e dai musicisti…

“Quello che tutti coloro che si trovavano in Piazza Maggiore in quel primo giugno 1980 non potevano però sapere è che a soli due mesi dal quel concerto – che Steno ha definito ‘un momento di luce – la città avrebbe subito l’attacco più drammatico e sanguinoso della sua storia recente: l’attentato alla stazione ferroviaria del 2 agosto avrebbe purtroppo dimostrato che – nonostante tutti i cambiamenti portati da quel 1980 – i ‘lunghi anni settanta’ dovevano ancora finire sia per Bologna che per l’Italia”