Matteo Guarnaccia

Matteo Guarnaccia Jimi Hendrix


Comicout, 2020, 64 pagine, 15,90 euro Musica | Biografie | Fumetto

07/12/2020 di Franco Bergoglio
Non c’è dubbio: nella religione della chitarra elettrica esiste un prima e un dopo Jimi Hendrix. Di più: solo a seguito del passaggio attraverso Jimi Hendrix - in spirito e corpo - la chitarra, trasfigurata, diventa davvero “elettrica”. Scomparso il 18 settembre 1970 in un albergo di Londra, cade quest’anno -ma non è stato celebrato nella misura che sarebbe lecito attendersi- il cinquantesimo anniversario della morte di Hendrix. La sua straripante creatività è divampata e si è consumata nel giro di pochi anni, lasciando attonita dietro si sé una infinita schiera di fan, adepti e imitatori. Oggi lo troviamo perlopiù citato nel “Club of 27” (il macabro esclusivo gruppo di musicisti morti a 27 anni, dove lo affianca una compagnia eterogenea che va da Robert Johnson a Amy Winehouse); un po’ poco, per questo mito assoluto degli anni Sessanta.

Sono passati gli anni in cui la figura di Hendrix era davvero imprescindibile per tutti nella sua complessiva valenza controculturale e non solo per i chitarristi. Morto a sua volta ormai trent’anni fa Stevie Ray Vaughan, l’unico erede legittimo di Hendrix, morta e sepolta nell’immaginario collettivo l’onda lunga del Sessantotto, sembra impossibile riconnettersi con il vero spirito di Hendrix, andare oltre la musica dei pochi dischi originali e dei numerosi prodotti commerciali che hanno trasformato la sua immagine in un innocuo merchandise utile solo a far soldi.

In questo quadro desolato è davvero bello che la Comicout abbia pensato di ristampare questo volume, Jimi Hendrix, originariamente uscito per la rivista Rolling Stone nel 1980, che racconta le gesta di Hendrix scaturite dalla fantasia e dalle mani di Matteo Guarnaccia. Guarnaccia è un riconosciuto continuatore della nobile tradizione grafica psichedelica che interpreta con originale vena creativa. Ha iniziato a il suo lavoro di agitatore culturale nei primi anni Settanta, quando la moda psichedelica era già al tramonto, ma il rock e quanto gli girava intorno avevano ancora “socialmente” molto da dire. Le tavole sono una festa per gli occhi, la storia è quella canonica di Hendrix: fatta di grandi traguardi musicali sul palco o in studio e una vita fuori piena di insidie, soprattutto quelle dell’industria musicale che lo ha sfruttato e raggirato in ogni momento della sua carriera.

Guarnaccia racconta tutto questo non dimenticando la “comunità” dei giovani hippie (e non solo) che ai tempi avevano accolto e accompagnato le gesta del chitarrista. L’arte veloce, dalla comunicativa immediata, dei fumetti ha incrociato la musica producendo risultati estetici ottimi e leggendo la graphic novel di Guarnaccia la mente corre ai lavori analoghi fatti per il blues e il rock da Robert Crumb. Le prefazioni di Eugenio Finardi e Omar Pedrini omaggiano Hendrix a partire dai propri ricordi personali, ma è Guarnaccia stesso che spiegando il proprio lavoro si riconnette alla corrente profonda della controcultura americana annodando le fila del chitarrista alla poesia di Walt Whitman, immaginando di creare le proprie tavole “disegnando il corpo elettrico”. Dall’altrove eterno in cui si trovano abbracciati, il bardo Whitman, Allen Ginsberg, Hendrix e tanti altri hippie sorridono e approvano.

 


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