Massimo Russo

Massimo Russo La casa nuova


pp. 112 E 8,26 - Marotta & Cafiero, Napoli 2001

di Gianluca Parisi
La casa nuova è una raccolta di ventuno brevi racconti sul tema del contrasto tra poveri e ricchi nella società contemporanea. Ma le differenze più che essere di “ruolo” o di voluta distanza, sono più frequentemente “naturali”, nel senso di quella naturalezza prossima all’impossibilità del cambiamento. In questo i racconti esprimono il meglio, cioè nell’incapacità da parte dei discriminati, ma anche dei discriminanti (involontari o “non” colpevoli) di cambiare il corso naturale degli eventi. Proprio la scelta di una posizione equidistante da parte dell’autore fa dire, in quarta di copertina, a Michele Prisco che presenta il volume: «si ha l’impressione che l’autore non inventi ma trascriva direttamente dalla sua memoria».
I racconti sono delle vere e proprie testimonianze, dove lo stile dello scrittore sembra servire le storie che “deve” narrare, in un’operazione di sottrazione costante degli elementi narrativi, se non quelli assolutamente indispensabili a comprendere il senso del narrato ma anche del “nascosto”, quella parte cioè che il lettore stesso aggiunge per completare il quadro. In questo senso, Giuseppe Montesano ha paragonato la scrittura di questi racconti a quelli di Maupassant, proprio per quegli scatti di flashes fulminanti, che alludono a universi evocati più che minuziosamente descritti, anche grazie a un «taglio cinematografico».
Racconti come Il parcheggio o La partita si segnalano per i congegni narrativi pressocché perfetti, mentre altri come Posto di guardia, Due ricordi o La casa nuova, che dà il titolo alla raccolta, per le emozioni intense, ma tutti nei finali regalano quella scia di brivido tanto cara a Raymond Carver. Queste narrazioni hanno un loro senso e un loro modo di arrivare dentro di noi, per quella naturalezza e “autenticità” sottolineata anche da Giuseppe Pontiggia.
Nell’odierna produzione letteraria giovane si ha sempre l’impressione che l’unico universo contemplato dall’autore sia quello strettamente personale, ombelicale.
Massimo Russo rifiuta manie e fissazioni tipicamente generazionali, per accostarsi invece a un mondo, quello della differenza incolmabile di fronte al denaro, apparentemente vinto, ma che, come possiamo quotidianamente osservare, persiste in tutta la sua drammatica trascurata realtà.