Massimo Padalino

Massimo Padalino Storie di ordinaria follia rock


Giunti, 2019 Musica

17/02/2019 di Corrado Ori Tanzi
Elvis Presley doveva tenere a bada un maschilismo che non gli avrebbe giovato tra le sue fan, Madonna imponeva di cancellare le sue tracce nei camerini perché convinta che il mondo fosse pieno di medici che volevano raccogliere il suo Dna per clonarla, Nick Drake era fisiologicamente incapace di distinguere il sole in cielo. L’arte all’interno dello star-system legato alla musica contemporanea (e non importa se rock, jazz, soul, elettronica) si è da sempre alimentata grazie alle miserie e alle pazzie dei suoi protagonisti. Autori paranoici, schizofrenici, mentitori di professione, depressi cronici, figli di un’infanzia anaffettiva, machisti, opportunisti, tossici. Il catalogo non chiude. Artisti che hanno costruito sull’autodistruttività non tanto una carriera, spesso premiata da conti in banca a cui è meglio non pensare per non perdere l’equilibrio; ma piuttosto una visione dell’esistente, una forma dell’abisso da cui spesso non sono riusciti a risalire dopo essersi inchiodati a un centimetro dal baratro; un’idea di mondo che, giocato sulle note rosa e sugli abbellimenti più colorati, sarebbe dovuto risultare gioioso, giocoso, piacevole come le torte della nonna e non così opprimente.

Ventisette ritratti, altrettante porte aperte sulla follia. Ordinaria, ci tiene a sottolineare Massimo Padalino, nel suo Storie di ordinaria follia rock, a sottolineare che non bisogna essere dei geni per cadere dentro quella forma di pazzia. Ma che per trasformare il disordine psico-emotivo in opera d’arte, be’ sì, almeno un po’ di genialità ci vuole.

Figlio della Puglia foggiana ma di stanza da almeno trent’anni a Udine, Padalino è uno degli osservatori più colti e borderline della contemporaneità artistica del nostro Paese. Già firma di testate storiche quali Jam, Rockerilla, Mucchio Selvaggio, Blow Up, Onda Rock, autore di testi su Beatles e Capossela, il ragazzo di San Rotondo classe 1973 un paio di anni fa diede prova della sua scrittura col romanzo Il Gioco, caustico e divertente.

Narrazione lucarelliana (Blu Notte style), aggettivazione parsimoniosa, distacco tra il narratore e il narrato, la lettura di Storie di ordinaria follia rock rivela un documento che sa farsi addirittura divertente e non soltanto per le bizzarrie raccontate. Che cosa portò l’assenza di un abbraccio in gioventù nella vita di David Bowie? Che cosa spinse Frank Zappa a spendere il suo tempo contro l’ipocrisia delle mamme dell’America perbenista? Proprio indecente identificarsi con l’idea di umanità di Kraftwerk e Devo? Impossibile vedere in Freddy Mercury l’uomo più solo di questo mondo?

L’autore coglie il singolo aneddoto ma senza fare dell’aneddotica il motore pulsante della sua narrazione. Padalino mette piombo nell’amo e lascia andar giù la lenza per raccontarci il rumore dello schianto di una vita che crea dal nulla ed è capace di diventare improvvisamente niente. Anche se ieri, ieri l’altro e ieri l’altro ancora era tutto.

 

Massimo Padalino, Storie di ordinaria follia rock, Giunti, pagg. 192, euro 14,90

 

Corrado Ori Tanzi

https://8thofmay.wordpress.com


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