Marco Grompi

Marco Grompi DAVID CROSBY - Ultimo eroe dell`Era dell`Acquario


Volo Libero, 2019 Saggi | Musica | Biografia

07/11/2019 di Franco Bergoglio
Figlio di un cineasta di Hollywood, David Crosby nasce nel posto giusto, in quella California già diventata da tempo uno dei cardini del mito americano e che grazie a persone come il nostro baffuto rocker diventerà anche un sogno utopico, venato di musica. Il giovane David passa dalle coffe house di Santa Barbara, dove suona folk, alle rutilanti luci dello Strip, con i Byrds. Nel 1965 Mr Tambourine Man elettrifica Bob Dylan anticipando la stessa svolta rock del menestrello. I Byrds da lì in avanti vivranno alcuni anni creativi ma assai turbolenti, tra litigi, incomprensioni e la smania di inventare, di fare, come spiega Crosby, “da apriprista” a tutto un movimento. In fin dei conti era il destino di quegli anni... Il periodo compreso tra il 1966-1968 sono quelli dell’“espansione della coscienza” e dei fermenti hippie; Crosby con i Byrds si trova al centro del vortice producendo opere memorabili come Fifth Dimension, Younger than Yesterday, The Notorious Byrd Brother. Dopo i Byrds per Crosby si apre la strada del Supergruppo per antonomasia, quell’entità individuale e collettiva con i tre nomi in vista Crosby, Stills & Nash. Nascono capolavori generazionali come Long Time Gone, l’inno di Woodstock e di una generazione scioccata dalla morte di Robert Kennedy ma che è ancora lontana dall’arrendersi o dal pensare che sta tutto per finire bruscamente. Ecco cosa racconta Crosby in una bella intervista recuperata da Grompi per il libro: “Credevo che Sgt. Pepper avrebbe potuto fermare la guerra in Vietnam soltanto immettendo nell’aria una tale quantità di buone vibrazioni da rendere insopportabile per chiunque il fatto di avere una guerra in atto. Io faccio del mio meglio come sabotatore di valori, come invocatore di cambiamenti, ma quando si finisce con il sangue per le strade allora mi tiro fuori dalla mischia e me ne vado a pescare”. Nulla riassume meglio il profondo spirito hippie dei tempi, rivoluzionario socialmente e culturalmente, ma innervato di pacifismo.

Quando arriva Neil Young il gruppo è pronto per Deja Vu, l’ennesimo capolavoro, dopo il quale si sfascia quasi subito. Il giornalista e musicista di lungo corso Marco Grompi segue allora la carriera solitaria di Crosby raccontando i dischi, soffermandosi sui testi delle canzoni. Si sente la competenza messa da Grompi nel seguire il proprio eroe e dalle sue pagine traspare la passione per l’argomento. In particolare quando inizia la parte del libro dedicata alle sventure personali di Crosby: la perdita in un incidente della compagna, il tunnel della droga, la carriera artistica che si perde, il fisco americano che vuole milioni di dollari in tasse non pagate, gli incidenti di macchina, le mille volte in cui rischia di morire per gli abusi e gli stravizi. Poi la fuga finale, l’arresto e il carcere in Texas. Da lì Crosby uscirà miracolosamente ripulito e pronto per tornare alla musica, alle estemporanee reunion di C,S,N&Y o a progetti con altri gruppi. Fino a oggi. Il libro propone una gran mole di materiali interessanti, fotografie, una discografia accuratissima e soprattutto, per chi vuole tornare a quegli anni, alcune interviste davvero illuminanti. In una di queste Crosby parla di quando Allen Ginsberg fosse un suo fan ai tempi dei Byrds e di come il poeta lo avesse influenzato nel suo diventare sospettoso “a prescindere” verso l’establishment. Un’altra influenza, sempre riconosciuta fu verso John Coltrane. Crosby ascoltò Coltrane dal vivo, nel periodo in cui Trane continuava anche a suonare ininterrottamente, anche fuori dal palco e lui se lo ritrovò davanti alla toilette dove era andato per riprendersi (dalle pastiglie o dal vorticoso assolo di batteria di Elvin Jones, questo non viene chiarito). Ecco un aneddoto risalente ai tempi avvolti nel mito dei Byrds in cui Crosby cerca di convertire il compagno di gruppo Roger McGuinn al verbo coltraniano. “A quei tempi si viaggiava in un piccolo furgone: noi cinque, Bo Diddley e Paul Rivere and The Raiders. Dato che non ci era permesso fumare spinelli sui bus di linea avevamo il nostro piccolo Winnebago. Questo può darti un’idea di quanto fossimo scoppiati: stavamo ascoltando Coltrane quando arrivammo a un passaggio a livello e improvvisamente ci si rovesciò davanti un intero treno merci carico di carbone. E tutti noi l’ seduti riuscimmo solo a dire: “Wowww, cosmico!”.

E l’apoteosi di Woodstock, ovvero C,S,N&Y? Che fine hanno fatto? Da qualche anno ormai i quattro, tenuti lontani da ego smisurati, non si parlano che tramite i giornali, però come ha scritto qualcuno: “potrebbero riunirsi perché odiano Trump più di quanto si odino tra loro”. Di questi tempi questa è una frase perfetta per chiudere un racconto.