Majid Valcarenghi Re Nudo - Antologia di Re Nudo, 1970 - 2020. Storia e storie di una rivista
2020, Edizioni Interno4, 496 pp., 35 euro Musica | Saggi
05/12/2020 di Laura Bianchi
Amore per la cultura, per la musica, per la discussione, per la crescita attraverso il confronto, per le esperienze di una vita che attraversa anni turbolenti, creativi, significativi, collettivi. Cinquant'anni formidabili, anche nel senso etimologico, creatori di smarrimenti, dubbi, conflitti e contraddizioni, sono raccontati, nel volume, attraverso le voci di quei tempi, e ci restituiscono intatta l'atmosfera di un periodo mai abbastanza esplorato.
Fa bene al cuore e alla testa, leggere l'intervista con William Borroughs o Allen Ginsberg; seguire gli eventi musicali, dal primo Festival a Ballabio, a quello del Parco Lambro, a una tournée alternativa in quindici città; approfondire i rapporti fra i generi (scoprendo che la situazione, lungi dall'essere migliorata, si è forse aggravata); capire che il dibattito sulla liberalizzazione delle droghe leggere era già denso di posizioni diversificate; rivivere il dramma di Luigi Tenco attraverso le parole strazianti e lucidissime di Nanni Ricordi; immergersi nel clima inimitabile di una discussione su “Musica e politica” tra Giorgio Gaber, Francesco Guccini, Nanni Ricordi, Gianfranco Manfredi e Stefano Segre dopo una serata al Palalido. Fa bene, perché è la testimonianza concreta del fatto che quel mondo esisteva, che non ce lo siamo sognati, che non è una favola raccontata dai nostri fratelli maggiori, dai padri, dai nonni (a seconda dell'età anagrafica dei lettori di oggi).
Fa tenerezza, incrociare una foto di una Gianna Nannini ventiduenne; seguire la scoperta dei monasteri tibetani quando ancora non erano di moda; ripercorrere l'epocale Concerto per Demetrio Stratos del 1979 all'Arena di Milano; osservare il percorso artistico di Battiato, Pagani, perfino Vasco Rossi, interpretato come il portavoce di una "musica ribelle" lontana dai giochi discografici.
Fa male, ma un male benefico, ricapitolare l'assassinio di Mauro Rostagno, leggendo i suoi scritti sulla rivista, fino a una pregevole sintesi in tempo reale, con tutti gli attori sulla scena, da Calabresi a Roveri, da Cardella ai vari colonnelli; e fa ugualmente male il ricordo di Alex Langer, con un'emozionante lettera da lui indirizzata a San Cristoforo, mentre, anno dopo anno, vengono meno gli intellettuali che hanno raccontato le idee del tempo, De André, Gaber, Fallaci, Terzani, Rocchi.
Insieme ai tempi, cambia anche l'impaginazione, le foto (tutte ugualmente importanti) diventano a colori, ma resta lo stesso spirito caustico, anticonvenzionale, forte nel senso migliore, che affronta con polso fermo l'autocritica del movimento, i fondamentalismi, la pedofilia, le nuove torture e i nuovi schiavismi, allargando l'orizzonte della ricerca a una dimensione globale, pur criticando la genesi della globalizzazione, per aprirsi infine alle filosofie orientali come scelta di vita e di pensiero. "Perché - come scrive Valcarenghi nella prefazione - Re Nudo nel corso del tempo è cambiato nel suo processo evolutivo, come cambia il ragazzo che diventa adulto. Ma non è cambiato lo sguardo, non è cambiata l’anima."