Luca D`andrea

Luca D`andrea La sostanza del male


Einaudi, 2016 Narrativa Italiana | Noir

06/08/2016 di Corrado Ori Tanzi
Il titolo per cui all’ultima Fiera del libro di Francoforte si sono accapigliate decine e decine di case editrici di tutto il mondo per acquisirne i diritti. Lui è Luca D’Andrea, insegnante precario di lettere in una media di Bolzano, classe 1979, “venduto” dalla Einaudi come autore esordiente il cui La sostanza del male ha presto ingenerato ogni sorta di attesa tanto da arrivare al vortice di essere applaudito in anteprima come il romanzo che segnerà un nuovo confine del male nel noir.

Beato lui, l’autore. Beate le sue tasche. Molto meno la letteratura.

L’autore intanto è una ben strana forma di esordiente, visto che ha alle spalle tre titoli, peraltro usciti non con la Fichi Secchi Editoriale, ma con la Mondadori. Tre romanzi fantasy firmati come D’Andrea G.L. (Una lucida moneta d’argento; La rosa e i tre chiodi; Il regno che verrà, quest’ultimo solo in e-book per le scarse vendite dei primi due) accolti non proprio bene dagli amanti del genere.

La sostanza del male racconta la storia di Jeremiah Salinger, un documentarista americano che, sposatosi con una donna italiana, va a vivere nelle Dolomiti, nel paese dove nel 1985 si registrò un efferato triplice delitto, precisamente al Bletterbach, una profonda gola dell’Alto Adige che consente di essere a tu per tu con la stratificazione geologica del gruppo montuoso nonché con reperti di fossili. A lui il compito di sollevare l’omertà che è calata sul caso nonché fare luce sul mistero.

Scrittura veloce, prototelevisiva, poca attenzione ai dialoghi, tanta alle citazioni extra testo, personaggi pensati in 3D ma usciti unidimensionali dalla penna, frase-marchio da usare come slogan a ripetizione, gli eventi annunciati nella loro tragicità/brutalità ben prima di essere presentati con parole e pensieri. La nuova letteratura noir sembra essere servita con questa portata. Per chi ha scarse frequentazioni col genere (ma nel complesso, con la lettura), la storia può risultare avvincente. Per il resto della popolazione ahimè, nessuna impressione contro cui combattere con viscere e fegato, il nemico è invece la noia, quando anche viene meno il riso per gigioneggianti e posticci dialoghi o grotteschi passaggi di testo.

Una storia che s’intorcina sulla presenza della Bestia interiore (sempre scritta con la maiuscola) in cui però il male è fin troppo annunciato nelle pagine dall’autore per risultare credibile e violento quando appare, anche perché raccontato (mi riferisco ad esempio alla rievocazione del massacro del Bletterbach) con una fretta narrativa su cui un buon cronista di una qualunque Prealpina perderebbe l’intero pomeriggio per una minuziosa opera di editing. Troppo concentrato a volere offrire un’atmosfera di terrore e scossa dei nervi, D’Andrea si diverte a muovere un protagonista che è rimasto nella sua mente, senza mai farlo scendere nella pagina del libro. La bravura commerciale dell’Einaudi non può non fare il paio con la riflessione opposta sulla misera china che ha preso la nostra editoria (e il conseguente chiagne e fotte che fa da colonna sonora al suo presente).

Insomma, un romanzo che resta un’idea, a cui l’autore non è riuscito a dare forma. Date questa storia a Fred Vargas e chiudete porte, finestre e imposte. Potrebbe anche non esservi sufficiente.

 

Luca D’Andrea – La sostanza del male, Einaudi, pagg. 464, 18,50 euro

 

Corrado Ori Tanzi

https://8thofmay.wordpress.com