Luca Barbarossa

Luca Barbarossa Cento storie per cento canzoni


La nave di Teseo, 2024, collana Oceani, Disegni di Michele Bernardi, 275 pagine, 22,00 € Musica | Saggi

19/08/2024 di Valerio Corbetta

Ogni tanto capita di incrociarlo durante lo zapping della domenica mattina, quando viene proposto il suo Radio2 Social Club. Ed è inevitabile fermarsi un attimo ad ascoltare cosa ha da dire, quale musica propone, come racconta storie e interagisce coi personaggi che passano ospiti nel suo studio. Sempre con leggerezza, competenza e quel modo di porsi da amico, col quale ti fermi volentieri a bere qualcosa, che da sempre lo rende unico nel panorama cantautorale italiano. Così, quando Luca Barbarossa si è imbarcato in questa avventura letteraria, arrivata a distanza di tre anni dal romanzo autobiografico “Non perderti niente”, è stato inevitabile andare a curiosare cosa avesse partorito. Il libro è rimasto lì un paio di mesi sulla mensola, poi è bastato aprirlo per finirlo nel giro di due giorni. Basta il titolo per capire: Cento storie per cento canzoni. Che poi sono centouno, ma l’aggiunta avrebbe sicuramente preferito non doverla fare, visto che è legata alla scomparsa di Ernesto Assante, amico di Luca, che proprio a lui si era rivolto per una sorta di “revisione finale” sul libro e che è venuto a mancare nel febbraio scorso.

E sono davvero cento storie che spiegano, con aneddoti sugli autori o sulla vita dello stesso Barbarossa, la nascita di cento canzoni che hanno attraversato la storia della musica, italiana e internazionale, moderna, contemporanea, ma anche dell’inizio del secolo scorso, fino a risalire pure oltre. Senza un vero filo logico a unirle, né cronologico né di contenuto: solo una sorta di stream of consciousness, nel quale è bello lasciarsi andare, come fa l'autore. Si passa da Battisti ai Beatles senza soluzione di continuità, si tocca Rita Pavone e ci si sposta subito sui Pink Floyd. Poi Dylan e subito dopo Edoardo Vianello o Gepy and Gepy. È una tavola imbandita dove trovi ogni tipo di ben di dio musicale: devi assaggiare tutto per scoprire pezzi che magari non hai mai ascoltato prima, o vedere sotto una diversa prospettiva dei motivetti che pensavi leggeri, e invece hanno avuto una genesi così particolare da renderli poi accattivanti. L’autore, coinvolto direttamente, visto che si tratta pur sempre di raccontare il lavoro di colleghi, più o meno vicini nel tempo e nella tipologia di musica prodotta, svolazza allegro di fiore in fiore, e si intuisce la gioia di condividere col lettore la bellezza e l’universalità di un’arte che non può lasciare indifferenti e che tutti tocca, chi in maniera minore e chi in profondità. 

Un libro che va gustato senza fretta, anzi: il suggerimento è tenere a portata di mano un supporto audio, che consenta di andare a cercare e riprodurre i brani che ci incuriosiscono e fermarsi quindi ad ascoltarli con…orecchie diverse, dopo aver letto le tre-quattro pagine che Barbarossa dedica a ciascuno di loro, con precisione e profondità, alternate a battute e ricordi personali. Così che ognuno possa aggiungerci i propri.