Julian Barnes Il rumore del tempo
Einaudi, 2016 Narrativa Straniera | Saggi
21/11/2016 di Eliana Barlocco
“…Shakespeare dice che l’uomo che non ama la musica non è degno di fiducia; che sarebbe capace di compiere ogni nefandezza, compreso uccidere, compreso tradire. dunque era naturale che i tiranni odiassero la musica, per quanto si sforzassero di fingere il contrario.” Una riflessione su quanto sia complicato vivere in un regime mantenendosi in equilibrio costante per garantire la propria vita e quella di chi vive accanto; la scelta, invisa da molti, di non contraddire e anzi a volte apparentemente assecondarlo questo Potere; la duttilità mentale di creare opere in grado di soddisfare i principi dettati dal Potere e al contempo riuscire a trovare una forma di evasione, che a volte si spinge quasi ad un irrisione del Potere stesso: “Che se le tenga pure il Potere, le parole, che tanto non possono intaccare la musica. La musica sfugge alle parole: è questo il suo intento stesso, la sua maestà”.
Ogni tempo ha un suo rumore e ogni rumore ha un suo tempo. E il rumore del nostro tempo, non sempre ci trova “accordati” ad esso. Šostakovič ha sempre vissuto nel rumore del suo tempo, ma in disarmonia con lo stesso; costretto a camminare lungo la linea sottile della sopravvivenza, con la sua anima in bilico tra la vita e la perdizione totale. Possiamo solo immaginare la violenza abbattutasi sull’anima di un uomo e un musicista, obbligato a dichiarazioni prive di colore (o per lo meno del colore personale dell’artista) e appiattite sempre su di un’unica voce: “Un’anima può essere distrutta in uno dei seguenti tre modi: attraverso ciò che ti fanno gli altri; attraverso ciò che gli altri ti costringono a fare a te stesso; e attraverso ciò che tu stesso decidi di farti. Ognuno di questi metodi è di per se sufficiente; certo in presenza di tutti e tre, il risultato è impareggiabile.”
E cosa rimane all’uomo Šostakovič? Resta solo la musica a cui aggrapparsi. Un’ancora nella tempesta della vita, un faro sempre presente che gli permetterà di rimanere a galla e risalire la corrente. Come un salmone che alla fine della vita ripercorre, tra mille pericoli, la via che lo porta al punto di inizio della sua esistenza così, la via che conduce Dmitrij alla vera essenza della musica, schivando i vari ostacoli senza perdere lo scopo della sua missione, è quella di creare musica che abbia il respiro dell’universalità. “Che cosa poteva contrapporre al rumore del tempo? Solo la musica che viene da dentro - la musica del nostro essere - che alcuni sanno trasformare in musica reale. E che se nei decenni a venire sarà abbastanza forte e pia e autentica da annegare il rumore del tempo, si trasformerà nel mormorio della storia.”