Julian Barnes Il Pedante
2020 Frontiere (Einaudi) pp 128 Euro 14 Traduzione Daniela Fargione Letteratura Straniera | Umorismo
20/01/2021 di Isabella Amaduzzi
Julian Barnes, cuoco tardivo, così lui stesso si definisce, ci accompagna in quello che è un viaggio nell'esperienza quotidiana del cucinare: i ricordi della cucina di casa, le ricette tramandate da nonne, mamme o zie su foglietti e quadernini bisunti e le prime delusioni culinarie dovute spesso, come per il sesso, a inesperienza o eccessivo zelo. Barnes inoltre non tenta minimamente di nascondere la sua esperienza di lessicografo e redattore letterario quando si tratta di manuali di cucina, che vi assicuro non comprerete più così alla leggera dopo aver letto cosa ne pensa il Pedante.
Un libro di cucina è pieno di pretese (dobbiamo avere tutti i possibili trabiccoli e le nostre cucine devono essere accessoriate alla pari di quelle dei grandi chef), spesso i manuali storici sono alla base di insensatezze che si tramandano da secoli, sto ancora ridendo a proposito dei commenti alla frase "lasciate i fagioli in ammollo una notte”, usano fotografie giusto per farci crollare psicologiamente e adottano un linguaggio al quanto discutibile: vedi cipolle medie, tritare grossolanamente o eliminare il grasso in eccesso. Barnes subdolamente, ma in fondo sempre con bonaria complicità, cita dei "libri che non possono mancare nella nostra cucina” e che con la scusa dei lunghi fine settimana casalinghi e di un paio di amici single da sfamare, sono andati a riempire lo scaffale in sala da pranzo.
Con Barnes si parla di cucina, di cucina come storia emotiva, di gastronomia, di grandi chef e locali storici, di ospiti, di ricette, di piatti, di ruoli da giocare, oppure di piccole bugie o accortezze, ma anche di progetti, di arredo e di imperfette magie del quotidiano come l'ultimo cassetto che esiste in ogni cucina. Barnes si congeda con colta leggerezza e esilerante ironia con una morale finale, che non vi svelo perchè le meringhe nel forno dovrebbero essere pronte.