Jonathan Cott (a Cura Di)

Jonathan Cott (a Cura Di) Bob dylan. the essential interviews


New York, Wenner Books 2006 - Pagg. 447, USD 23.95 Biografie | Musica

di Luca Meneghel
Millenovecentosessantadue, siamo a New York City. Un ragazzino di diciannove anni è nella Grande Mela, a caccia di fortuna nei club del Village. Chynthia Gooding, della radio WBAI, lo intervista: «Bob Dylan, dovresti avere vent’anni se non erro…», «Sì, dovrei averne venti…». Così comincia “Bob Dylan - The essential interwies”, una raccolta delle 31 interviste più significative rilasciate dal menestrello di Duluth tra il 1962 e il 2004. Raccolte da Jonthan Cott, collaboratore di Rolling Stone Usa, i materiali dell’antologia mostrano la maturazione personale ed artistica di uno sconosciuto di provincia divenuto icona (non solo musicale) del Novecento. Un prodotto imprescindibile per gli intenditori, certo, ma anche un’opera divulgativa per coloro che vogliono avvicinare Dylan partendo direttamente dalle sue parole.
La scelta dei pezzi dev’essere stata senza dubbio ardua: Cott ha optato per la (saggia) formula del colpo al cerchio e del colpo alla botte, mettendo insieme tanto delle “rarities” quanto delle interviste storiche, conosciute dai più. Se tra le prime spiccano senza dubbio le trascrizioni di interviste radiofoniche o di conferenze stampa, tra le seconde come dimenticare l’intervista rilasciata a Nat Hentoff di Playboy, nel marzo 1966: la celebre rivista maschile americana ripercorre i primi anni di Dylan a New York e la sua passione per Woody Guthrie (celebre la visita al suo maestro in un ospedale del New Jersey, ampiamente ricordata da Dylan anche nel primo volume delle “Chronicles” ), per poi interrogarlo sulla portata e l’essenza del rock‘n’roll, sul jazz, su Newport (dove venne fischiato dai puristi del folk, anche questa è storia).
Col passare del tempo Bob si concede sempre meno ai riflettori della stampa: le interviste si fanno sempre più rare, così come aumentano gli anni di ponte tra un disco e l’altro. Meno interviste, dunque interviste ancora più preziose: la “contemporaneità” è rappresentata dalle dichiarazioni rilasciate a Robert Hilburn del Los Angeles Times in occasione dell’uscita di “Time out of mind”, dalla celebre (ultima) intervista del Rolling Stone (22 dicembre 2001) nella quale ha modo di parlare degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 (“Con uomini piccoli, nessuna buona cosa può essere portata a termine ora. Riguardo quegli uomini che sono in carica, sono certo che avranno letto Sun-Tzu, che scrisse L’arte della guerra nel sedicesimo secolo. Nel quale dice: ‘Se conosci il nemico e conosci te stesso, non devi avere paura del risultato di cento battaglie. Se conosci te stesso e non il tuo nemico, per ogni vittoria che otterrai soffrirai anche una sconfitta’. E continua dicendo: ‘Se non conosci né te stesso né il tuo nemico, soccomberai in ogni battaglia’. Chiunque sia in carica ora, sono certo che dovrebbe leggerlo. Le cose dovranno cambiare. E una di queste cose che dovranno cambiare è il mondo che la gente ha dentro di sé.”: profetico, no?), per finire con un ultimo contributo, sempre per il Los Angeles Times, del 2004.
Come dicevo, un’opera per tutti: per neofiti e veterani, grandi e meno grandi. Nelle parole di Dylan c’è la musica, certo, ma c’è un po’ anche la storia del mondo di oggi, dagli anni Sessanta in poi. Senza contare quei contributi “filosofici” che Dylan distilla qua e là, come perle preziose. Dai maestri c’è solo da imparare.

Nota: questo libro è uscito di recente negli Stati Uniti e non è (ancora) stato tradotto in italiano. L’edizione di riferimento è dunque, ovviamente, in lingua inglese. Data l’importanza e la risonanza del testo, uscito a cavallo del nuovo album di Dylan “Modern Times”, è facilmente reperibile anche in Italia, nelle librerie che trattano libri stranieri e sul web (Amazon, Internet Bookshop, ecc).