John Dos Passos

John Dos Passos Il 42°parallelo


Mondadori, 1989, £11.000

di Simona
“Il 42° parallelo rappresenta Chicago, Chicago è USA, USA è una sigla che può essere messa in calce è un indirizzo di posta ma, più che altro, USA è la parlata del mondo.”

Il 42° parallelo, uscito nel 1930, è un ritratto multiforme di piccole esistenze paradigmatiche le quali, insieme a milioni di altre simili, hanno caratterizzato quel periodo particolare della storia americana culminato con la Grande Depressione del 1929 il quale però, da allora in poi, ha anche segnato l’inizio di un percorso che non ha più conosciuto declini. La scrittura di Dos Passos è peculiare, caratterizzata da uno sperimentalismo costituito da una scrittura stratificata e da un impianto stilistico eterogeneo. Dal punto di vista della narrativa, nel 42° parallelo abbiamo diversi capitoli ognuno dei quali è intitolato al nome di un protagonista (Eleonor Stoddard. Mac, Charlie Anderson e così via), e nei quali le vicende dei vari personaggi quasi mai si intersecano tra loro. Ci sono poi altri tre livelli di narrazione. “Cinegiornale” nel quale vengono raccolti disordinatamente ritagli di riviste, quotidiani, canzoni ecc. per rappresentare il caotico mondo dei mass-media (allora nascente). Ci sono poi una serie di capitoli intitolati “Occhio Fotografico” che raggruppano gli interventi di un osservatore che esprime pensieri e sensazioni attraverso la tecnica del discorso diretto libero. Vi è poi l’ultimo livello, in cui i vari capitoli raccontano la storia di personalità particolari come, per esempio, il fondatore della United Fruit o Edison, il mago dell’elettricità.

Il 42° parallelo non è un libro semplicissimo, e il fatto che sia fortemente impregnato di un contesto storico-sociale molto definito (l’America degli anni venti) lo rende anche piuttosto distante da noi e di non facile immedesimazione. Tuttavia proprio in questa capacità di catturare il “sentimento del tempo” sta il grande pregio del volume. A tutti i livelli della narrazione si avverte il “mood” di sottofondo che caratterizzava la nascita della futura maggiore potenza mondiale. Si respira America in espansione, America in cui gli uomini lottano come bestie per sbarcare il lunario; America capitalista e America terra delle opportunità. Ma anche, a mano a mano che i meccanismi della fredda, frenetica società industriale si oliano e si istituzionalizzano, America opportunista, ambigua, cinica.

“…Poi le disse della sua casa in Francia e come odiava quella convenzionale vita borghese e come era venuto in America, che era la terra della giovinezza e del futuro e dei grattacieli e del “Ventesimo Secolo” e quanto gli pareva bella Chicago”.

“…Che cos’è questa civiltà, questa democrazia, che i padroni chiedono a voi, lavoratori, di sacrificare la vita per salvare; che cosa significa per voi se non schiavitù, che cos’è…? -Ohi, state zitto…Se non vi va, non avete che da tornare al vostro paese - scoppiarono voci dalla calca -Libertà di lavorare, perché i padroni diventino ricchi…Opportunità di morire di fame, se vi licenziano dal posto..”

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