Jay Mcinerney

Jay Mcinerney La luce dei giorni


Bompiani, 2016 Narrativa Straniera | Romanzo

22/02/2017 di Corrado Ori Tanzi
 

New York, anzi Manhattan. Meglio ancora, la cool TriBeCa, dove un loft è qualcosa di più di un esclusivo spicchio di mondo. Il paradiso degli Hamptons quando viene il tempo di tirare il fiato e distendere le gambe. Russell e Corrina Calloway, i loro due gemelli. L’11 settembre non fa ancora parte del passato, Barack Obama sta per essere il presente e si stanno accendendo i fuochi perché la Lehman Brothers si abbatta sul benessere di gran parte degli americani.

Russell dirige una casa editrice, che in pochi anni è diventata centrale quanto la HarperCollins o la Random House. Ha naso e un poderoso background umanistico alle spalle. Corrina è riuscita a mettere su una fondazione che si occupa giorno per giorno di chi è scivolato ai margini della società. Una bellissima coppia, un incastro perfetto a voler passare sopra a qualche movimento di lombi extra.

Impazzano le feste, gli incontri benefici dove i verdoni sono sganciati in gran quantità e i vestiti mai indossati prima e mai più proposti in una successiva pubblica occasione. Una vita senza desideri perché nel loro mondo un desiderio non ha materialmente il tempo di restare tale oltre a un breve battito di ciglia.

Gli amici. La politica. Gli intrecci, qualcuno dei quali non s’incrocia proprio bene. L’intera terra americana è in sofferenza, i fallimenti aumentano, il passato che torna come dramma e non come commedia. La caduta prevista assume sempre più i contorni di un capitombolo di cui non si possono immaginare le conseguenze.

Tornato alla forma-romanzo dopo dieci anni, tempo nel quale ha scritto di vini e collezionato matrimoni, con La luce dei giorni Jay McInerney chiude la trilogia su questi personaggi a New York incominciata 25 anni fa con Si spengono le luci (1992) e poi proseguita con Good Life (2006).

New York è il campo di battaglia di McInerney sin dai tempi dell’esordio nel 1985 con quel Bright Lights, Big City che, in piena febbre minimalista, si era imposto tra i critici e il pubblico.

Oggi lo scrittore di Hartford è un signore che ha superato la sessantina che non è riuscito completamente a dischiudere il suo guscio letterario. Con una frase un po’ fatta, “si è perso per la strada”. Quest’ultimo romanzo ce lo restituisce però con un’eleganza formale che non si trova così abitualmente nelle sue vecchie pagine. Più attento alla narrativa del racconto, McInerney ci mostra un quadro sui fantasmi del passato e del presente così esclusivamente presi da se stessi da non riuscire a prevedere un minimo scatto di ironia per prevenire o più semplicemente affrontare la valanga del tempo che gli sta arrivando addosso.

Le aspettative sono andate deluse (nella storia dei personaggi) o comunque non hanno confermato le attese di quando si era giovani e belli (nella vita dell’autore). Per fortuna resta ancora un po’ di tempo. Non certo per cambiare. Ma per lo meno per raddrizzare il cammino.

 

Jay McInerney, La luce dei giorni, Bompiani, pagg. 514, 20 euro

 

Corrado Ori Tanzi

https://8thofmay.wordpress.com