James Lee Burke

James Lee Burke Prima che l’uragano arrivi


2008, Meridiano Zero - Pag. 352 - Euro 16,00 Romanzo | Noir

di Christian Verzeletti
Quella di Dave Robicheaux, detective del distretto di New Iberia, è una lotta contro il male: non la classica sfida però tra buoni e cattivi, ma piuttosto un tentativo di venire a capo di crimini e criminali in cui il protagonista riconosce la parte più buia di sè. Originario della Louisiana - tutte le sue indagini si svolgono dalle parti del Bayou -, Robicheaux non ha altra scelta che portare avanti questa estenuante battaglia. È la sua natura, il suo carattere, il suo destino: così lo ha creato James Lee Burke sin dai tempi di "Pioggia al neon". Al suo fianco vivono nelle stesse condizioni colleghi, come Clete Purcel, ancora più sbandato di lui, e personaggi che ruotano di volta in volta con gradi diversi di malvagità e perdizione.
Nel corso degli anni (e dei romanzi, sempre tutti crime fiction), Robicheaux si è fatto più esperto, più smaliziato, ma anche più stanco e più intollerante: lo si nota in questo "Prima che l'uragano arrivi" in cui si trova a fronteggiare un caso che gli sfugge continuamente di mano (“È come tentare di afferra re l’acqua con le dita”).
Il protagonista mal tollera qualunque tipo di prepotenza, compresa quella dei suoi superiori, mettendo a repentaglio la propria vita e la propria carriera nel tentativo di fare un minimo di giustizia ma anche nell'impossibilità di domare i propri istinti di rabbia e distruzione (lui stesso si sente ed in parte si rende colpevole dei fatti). Il male stavolta è più che feroce ed è realmente degenerato: si accanisce contro giovani ragazze e contro animali innocenti e infetta persino i vecchi, compreso un'invalida su una sedia a rotelle.
Mafia, droga, sesso, alcol sono solo ingredienti di un composto che è come un gumbo più piccante del solito, anche per i palati avvezzi alla cucina cajun. Robicheaux dichiara a più riprese di non sapere cosa fare e, se non si arrende, è solo perchè quello è il suo mondo, il luogo in cui nolente o volente gli tocca vivere. Come sempre, l'ambiente è ben presente e localizzato nei romanzi di James Lee Burke. E come sempre la Louisiana, con il suo clima umido e i suoi scenari di florida decadenza, aiuta ad aumentare la densità del noir (un po' come succede anche nell'opera di Joe R. Lansddale). Stavolta però anche il territorio è assalito da un senso di pericolo che incombe su ogni luogo e che aumenta man mano si procede nella lettura: evitando qualunque retorica e pietismo, Burke non nomina mai l'uragano Katrina e solo nelle ultime due pagine del testo arriva ad identificare il disastro che si sta abbattendo sulla regione.
Ancora una volta questo scrittore dà prova della sua abilità nel costruire un puzzle che pezzo dopo pezzo si fa sempre più intricato: così si svolge la trama, così si (s)velano i personaggi e così si presenta pure l'ambiente, che si intuisce essere sempre più a rischio attraverso una serie di riferimenti camuffati tra la vegetazione e le pagine.
Entrare nel mondo di Robicheaux è come addentrarsi in una giungla, cosa che a tratti la Louisiana è. E che a tratti pure l'anima umana è.
I romanzi di James Lee Burke sono un modo piacevolmente carico di tensione per compiere un viaggio oscuro (anzi, noir) che non sembra ancora arrivato alla fine. Anche se qua l'autore pare proprio delineare un punto di non ritorno.


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