
James Lee Burke New Iberia Blues
Jimenez, 2023, Traduttore Gianluca Testani, pp. 488, 22 euro Narrativa Straniera | Noir
07/12/2023 di Franco Bergoglio
Dave e la sua giovane partner si muovono attraverso l’indagine in maniera impulsiva, spesso casuale, come se a dominare le ricerche dell’assassino fossero intuizioni e presentimenti piuttosto che un serio lavoro di intelligence. E chissà, probabilmente è proprio così che succede nella vita quando i detective si imbattono in un serial killer che non lascia loro il tempo per riflettere.
I dialoghi sono spesso scambi rabbiosi, la violenza domina quasi ogni singola scena, compreso il paesaggio, che sembra soffrire anch’esso per tutta questa desolazione incombente. “La Louisiana è la risposta americana al Guatemala. La nostra legislatura è un manicomio”, dice a un certo punto Dave, minacciando un sospetto.
Di certo l’ente turistico della Louisiana non paga James Lee Burke per restituire così mal ridotto il sogno americano visto dagli stati sudisti. E neanche per dipingere una cartolina così funerea del Golfo, dominata dalla presenza di un uomo predatore. Tra psicopatici, piromani, killer professionisti e seriali, Dave ha bisogno di una mano e una parte delle indagini la cura il suo vecchio compagno Clete Purcel. Spesso le ricerche conducono in locali sordidi dove personaggi violenti si sfondano di alcool, l’aria è dominata dal blues live e l’autore non si lascia sfuggire l’occasione di citare qualche nome: Big Mama Thornton, Janis Joplin, Bessie Smith. Lo spirito della Louisiana segna comunque un punto con Clifton Chenier, il re dello Zydeco, i cui successi vengono ancora suonati dalle giovani band.
Un’intera lunga drammatica scena di violenza nel romanzo ruota invece intorno al jazz di un musicista oggi pochissimo ricordato come Flips Phillips. Philips -all’anagrafe Filippelli, di chiara origine italiana - è stato un valente sassofonista tenore dell’epoca swing che ha avuto una certa fama grazie ai concerti e ai dischi della all star denominata Jazz at the Philarmonic. Così abbiamo l’occasione per riascoltare qualcosa, mentre si divorano le pagine conclusive di questo noir.
Nota: ho sempre pensato che tra il detective Robicheaux - con la sua idea di una giustizia superiore e il suo lavorare per la polizia sempre un po’sopra le righe - e Harry Bosch, l’investigatore creato da Michael Connelly, ci fossero varie caratteristiche in comune, anche se il primo ama il blues di casa e il secondo il
jazz, in particolare quello dei musicisti della sua Los Angeles! In questo romanzo si trova la conferma definitiva, con un indizio non casuale sparso tra le pagine del racconto. Durante una pausa dall’indagine, Robicheaux va a trovare Clete e lo trova intento a leggere. Che cosa? Un romanzo di Michael Connelly.
Un giorno o l’altro vedremo di certo il detective Harry Bosch leggere qualcosa del suo alter ego dal cognome francese, me lo sento!