
Jacqueline Woodson Figlie di Brooklyn
Edizioni Clichy Narrativa Straniera | Romanzo
20/06/2017 di Corrado Ori Tanzi
Il racconto avviene vent’anni dopo e, nella voce della narrante August, la memoria non si traduce soltanto nel gioco dell’accumulazione di più gesti, situazioni e parole possibili uno dopo l’altro. Ricordare significa innanzitutto avere rispetto del proprio io allora e del mondo che si muoveva attorno.
Quattro adolescenti afroamericane che nella Brookyln di allora, che non era il parente né stretto né largo di quell’estensione di terra newyorchese che conosciamo oggi, cercavano di crescere mettendo in discussione dogmi e aspettative degli adulti. Come quello di coprirsi la testa o avere Allah al centro dei propri pensieri. La musica e l’aria occidentale erano già più nel sangue di August che, a chiunque le si avvicinasse diceva (con parole o fatti): “Lasciami essere me stessa”.
Molta liricità nelle righe di Figlie di Brooklyn di Jacqueline Woodson, un’indiretta autobiografia dell’autrice stessa che, nel suo filo col passato svela almeno in parte capitoli della sua stessa esistenza. La scrittrice è autrice di una serie ragguardevole di romanzi (anche per bambini) e firma del bestseller per il New York Times, nonché vincitrice del National Book Award, Brown Girl Dreaming.
Con questo titolo diventa la scrittrice che apre la nuova collana Rive Gauche di Clichy, casa editrice che battezza ogni sua collana col nome di un quartiere di Parigi. Diretta da Tiziana Lo Porto, il nuovo progetto dedicato alla letteratura contemporanea del Nord America inedita nel nostro Paese, è un omaggio all’età dell’oro della capitale francesce quando negli anni Venti del secolo scorso cosa semplice era imbattersi per le vie in artisti del calibro di Ernest Hemingway, Francis e Zelda Scott Fitzgerald, James Joyce, James Baldwin, Gertrude Stein, Sylvia Beach (e, di quest’ultima, frequentare la leggendaria libreria Shakespeare & Co.), per non dimenticare Picasso e Salvador Dalì.