J. K. Rowling

J. K. Rowling Harry Potter e la maledizione dell’erede


Salani Editore, 2016 Narrativa Straniera | Fantasy

04/10/2016 di Corrado Ori Tanzi
Ottavo episodio di quella saga che, per chi scrive, è uno dei ben rari momenti di puro piacere offerto dalla modernità letteraria e che passerà ai posteri dei posteri col nome del protagonista, Harry Potter. Oggi (ma la storia è spostata di qualche anno dall’anno di uscita) il maghetto più celebre dei suoi tempi è marito (di Ginny), ma soprattutto padre di due virgulti, James e Albus, che hanno già imparato a conoscere la scuola e l’universo di Hogwarts, più un’altra Lily ancora troppo piccola per fare il grande salto.

Con i due giovani giostrano Rose (figlia di Hermione e Ron) e Scorpius, l’erede dell’antipatico per eccellenza, quel Draco Malfoy che per anni ha rappresentato il dorso della medaglia occupato dal trio delle meraviglie Harry, Hermione e Ron.

Dopo tanti anni dunque (meno comunque dei 19 indicati nella storia) si rinnova il rito dell’Hogwarts Express preso al binario 9 e ¾ della stazione di King’s Cross a Londra. L’occasione è Harry Potter, la maledizione dell’erede, ultimo episodio dell’eroe che ha imposto all’attenzione della narrativa Joanne Kathleeen Rowling. Questa avventura in realtà non prende la forma del romanzo. Si tratta di un testo teatrale che l’autrice, nata a Chipping Sodbury ma originaria di Yate nel Gloucestershire, ha scritto con la partecipazione di Jack Thorne (drammaturgo) e John Tiffany (regista teatrale), il cui aiuto, facile intuirlo, ha toccato la sfera della grammatica narrativa legata a un testo nato per essere recitato (il relativo spettacolo infatti porta la firma di Jack Thorne).

Il centro di gravità della storia ha come protagonisti Albus e Scorpius nonché il difficile rapporto che in età adolescenziale non si è riuscito ancora a instaurare tra Harry Potter e il suo secondogenito. Una macchina del tempo, la Giratempo, maldestramente usata da Albus crea un universo parallelo.

Albus agisce tanto per sottolineare ex abrupto l’indipendanza da un genitore per il quale sente solo un profondo conflitto e per cercare di riportare in vita Cedric Diggory, il figlio di Amos (impiegato al Ministero della Magia), la cui morte, raccontata nel Calice di Fuoco, avvenne durante il Torneo dei Tremaghi sì per ordine di Voldemort e per mano di Peter Minus ma con un senso di colpa mai sopito da parte proprio di Harry. Alla vostra lettura lo sviluppo della trama.

Qui lo spazio e il tempo solo per affermare che con questo libro J. K. Rowling ha messo insieme almeno tanti prequel che potrebbero sviluppare almeno quattro titoli, tenendo sempre logicamente conto della nuova età del mago e dei suoi più intimi. Si passerebbe da Harry ad Albus, ma la ciccia attorno ai Potter resterebbe di gran sapore.

Con ogni probabilità non avverrà, l’eccellente Cormoran Strike, l’investigatore che in questi ultimi anni riempie il mondo letterario di J.K. Rowling alias Robert Galbraith, non sembra disposto a dividere con altri la mano dell’autrice, ma il pensiero è libero di correre per conto suo. Intanto si può godere di un testo comunque teso, per quanto definito solo con i dialoghi, di sfaccettature sinistre di Harry che non pensavamo potessero alloggiare in lui, degli squarci di luminosità vera in quel Draco Malfoy così a lungo vituperato per ordine di servizio narrativo e di un co-protagonista, il di lui figlio Scorpius, che racchiude quanto di più commovente e spumeggiante contiene l’età più colorata e profumata.

Un cambio delle carte quindi. Essere padre è durissima, soprattutto quando non sei mai stato figlio. Se poi hai guardato negli occhi Voldemort e lo hai sconfitto fino a ucciderlo, l’operazione diventa complicata al cubo. In fin dei conti il Bene e il Male non possono raggiungere in toto una persona o un’altra. E l’imperfezione è la strada più umana per toccare il vertice della salita che non abbiamo chiesto di scalare ma sulla cui linea di partenza altri ci hanno piazzato. Allora che si sbagli. Anche se lo si fa con la Macchina GiraTempo. Onestà e Acutezza torneranno sempre utili. Se poi non ci dimentichiamo quel po’ di Magia che conosciamo, siamo a cavallo.

 

K. Rowling, Harry Potter e la maledizione dell’erede, Salani Editore, 368 pagg., 19,80 euro.  

Corrado Ori Tanzi

https://8thofmay.wordpress.com


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