Hermann Broch

Hermann Broch Il sortilegio


Carbonio Editore, 2023, Collana Origine, Traduzione Eugenia Martinez, Con un�introduzione di Italo Alighiero Chiusano, Pagine 354, 19,00 euro Narrativa Straniera | Romanzo

08/12/2023 di Laura Bianchi
In quello che � considerato da molti il suo capolavoro, La morte di Virgilio, Hermann Broch scrive: ï¿½Chi non � nella conoscenza deve stordire nell�ebbrezza il vuoto che � dentro di lui, perci� anche nell�ebbrezza della vittoria, anche della vittoria cui si assiste come semplici spettatori�. Se, nel dialogo fra il poeta dell'Eneide e il suo imperatore Augusto, lo scrittore tedesco scandagliava il rapporto fra intellettuale e potere, sublimandolo in simboli della storia classica, in un'opera appena precedente, Il sortilegio, appena ripubblicata da Carbonio, questo rapporto viene in un certo senso inglobato, o ribaltato, da un altro molto pi� urgente e forse coinvolgente, sicuramente attuale: quello fra Natura e Cultura.

 

Broch ambienta la vicenda nell'epoca coeva alla stesura del romanzo, l'inizio degli anni Trenta, e racconta gli eventi accaduti in uno sperduto villaggio agricolo alpino nel corso di nove mesi, dal tardo inverno all'autunno successivo. Marius Ratti, dai baffi imperiosi e dal fascino esotico, fa breccia gradualmente nella comunit� contadina, insediatasi da secoli ai piedi del monte Kuppron, e coinvolge i pi� con le proprie idee, tanto anacronistiche quanto - o forse proprio per questo - intriganti, sulla sacralit� della castit�, dell'armonia con la terra e sull'insofferenza nei confronti della citt� e della tecnologia.

 

Fin da subito � chiaro come la penna dello scrittore stia tratteggiando non una vicenda realistica e prosaica, ma un apologo, una metafora sapienziale, densa di antinomie - come quella fra Ratti e l'anziana madre Gisson, immagine della pacata saggezza contadina, o quella tra Wetchy, il cittadino da emarginare - e di riflessioni filosofiche e sociologiche sulla natura umana, perennemente in bilico fra avidit� e ignoranza, facile preda di un mestatore, proprio come i tedeschi degli anni Trenta fecero con Hitler. 

 

Ascoltare la terra, stabilire la giustizia, instaurare il dominio maschile, individuare un nemico contro cui scatenare l'odio della massa, sottolineare l'importanza di un sacrificio violento, per riportare l'ordine: le parole d'ordine di Marius, cos� inquietanti, e per certi versi ancora attuali, riecheggiano nella comunit� e vengono metabolizzate in modo lento, ma inesorabile. Il tutto mentre il lettore assiste alla vicenda, ascoltandola dalla voce di un anonimo medico, un uomo di citt� che si era ritirato nel villaggio dopo una delusione d'amore. L'ipnosi collettiva viene quindi anatomizzata dallo sguardo straniante dell'anonima voce narrante, perch� forse l'unica in grado di dare forma compiuta, in quanto colta, alla manipolazione di menti incapaci di riflettere e analizzare la vicenda. Il racconto si rivela anche una strana forma di diario, in quanto la meditazione risulta per lo pi� retrospettiva, e la natura del medico sembra non resistere totalmente alla fascinazione operata da Ratti.

 

Impossibile leggere Il sortilegio senza pensare alla sua genesi, cos� tormentata, e ben illustrata dall'ottimo Italo Alighiero Chiusano nella ricca introduzione. Broch riteneva che la letteratura fosse divenuta un gioco estetizzante, incapace ormai di fornire n� la conoscenza n� un mito alternativo ai valori in disgregazione; infatti nel 1937 abbandon� il lavoro sul romanzo, dedicandosi invece ai trattati politici e, col tempo, alla composizione dell'opera gi� citata.

 

Eppure, occorre leggere Il sortilegio come esempio di una sorta di resistenza poetica, contro un mondo in disfacimento. Per esempio, si legga il momento in cui il dottore, preso dalla nascita dell'amore nascente per il dottor Barbara, guarda fuori dalla finestra, nell'incisiva traduzione della compianta Eugenia Martinez (p.188): "Era allora ridendo il principio dell'estate. I castagni, nel giardino dell'ospedale, erano ancora in fiore, ma il loro splendore era gi� un po' stanco e non aspettava che il primo scroscio di pioggia che l'avrebbe definitivamente distrutto. Quando quella sera, nel mio alloggio sopra il laboratorio dell'ospedale, mi affacciai alla fnestra guardai di sotto gli alberi e di l� da questi, il grigio e depresso mare di tetti della citt� che lentamente svaniva nel crepuscolo, la sera era, fin alle lontane cime sul limitare dell'orizzonte, vagamente piena di un volto color avorio; di un color avorio scuro, sotto i capelli neri dai riflessi rossicci, illuminato da due occhi di un grigio indistinto, pronti alla collera: e la sera era come una mano infinitamente morbida, infinitamente femminea, che si posava sul capo del mondo."

 

Ecco: l'avverbio "infinitamente" potrebbe aiutare a comprendere meglio la cifra del romanzo; un'opera - mondo, contenente moltitudini di rimandi e suggestioni, da non incasellare in una definizione, ma da lasciare alla sensibilit� dei lettori, che sapranno cogliere dallo stile di Broch tutta l'intensit� possibile e ogni possibile sfumatura di un libro difficilmente dimenticabile.

 

 

 

Hermann Broch (1886-1951) � considerato uno dei maggiori scrittori di lingua tedesca, candidato al Premio Nobel nel 1950. Nacque a Vienna da una famiglia di industriali di origini ebraiche. Port� avanti per gran parte della giovinezza l�azienda di famiglia, e solo intorno ai quarant�anni si dedic� alla letteratura, alla filosofia e allo studio della matematica. Dopo l�occupazione dell�Austria da parte dei nazisti emigr� negli Stati Uniti. Tra le sue opere pi� importanti: la trilogia I sonnambuli (1931-32), La morte di Virgilio (1945), Gli incolpevoli (1950) e L�incognita (1933, Carbonio 2022). Accanto ai testi di narrativa ha lasciato una notevole produzione saggistica.

 


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