Georges Simenon

Georges Simenon Tre inchieste dell`ispettore G.7


Adelphi, 2015 Narrativa Straniera | Giallo

21/11/2015 di Corrado Ori Tanzi
«Se vuoi un bel dramma scegli una casa borghese, dalla facciata più rispettabile che si possa immaginare… Entra lì dentro… non c’è niente di meglio della realtà!» Così parlò al romanziere che lo segue nelle sue inchieste l’ispettore G.7, diventato investigatore privato dopo essere uscito dalla polizia.

La penna è quella di Georges Simenon, ma questa volta l’investigatore non si chiama Jules Maigret. G.7 è uno dei tanti che Simenon affiancò al suo corpulento e celeberrimo commissario, uno dei tanti che lo scrittore belga, di cuore parigino e di stanza a Losanna, si divertì a scrivere in poco più di trent’anni (per un totale di 178 racconti).

Ora Adelphi ha cominciato la pubblicazione delle storie con al centro questo trentenne dai capelli rossi con tre inchieste scritte nel 1931 e raccolte in un solo volume, Tre inchieste per l’ispettore G.7, che gode tra l’altro della preziosissima prefazione dello stesso autore in cui spiega il perché gli affibbiò questa sigla per nome (documento che è già di per sé un capolavoro di scrittura). E, visto che siamo agli esordi, il paragone con il poliziotto che diede fortuna economica e fama letteraria al suo autore diventa naturale percorso per il recensore e per il lettore.

Un titolo di giornale potrebbe essere: il sole e la luna. Oppure: il giorno e la notte. Lo avete capito, i due non si pestano i piedi. G.7 vive il suo lavoro portandosi dentro sempre un certo imbarazzo, si sente fuori posto negli interrogatori, un’aria timida non smette di circondarlo e appare un ragazzone così trasognato che all’inizio diventa quasi giocoforza prenderlo per un idiota. Non beve, il cibo non è soggetto da farne passione né filosofia, si fa colpire da Cupido. Poi però, quando c’è da entrare nell’inchiesta, G.7 assorbe dal suo illustre collega la tecnica del segugio, che si fa condurre dalla sensibilità del naso per scoprire le carte del caso e metterle sul tavolo nel giusto ordine.

Istinto ed esperienza che fanno girare la mente a mille. Così come gli torna utile quell’altro dogma non scritto che illumina le strade di Porquerolles, gli angoli della periferia di Parigi e le coste della Normandia (i luoghi dove sono ambientate queste tre storie) e che lo aiuta a dare un nome ad assassini e truffatori (ricchi o poveracci non importa): non metterti su un altare solo perché sei un uomo di legge e loro dei criminali, non giudicare, cerca invece di comprendere.

Non sappiamo se il commissario Maigret ebbe mai avuto la possibilità di incrociare o addirittura di conoscere G.7. Se ciò non accadde, sono sicuro che nel caso ne sarebbe restato ammirato.

 

Georges Simenon, Tre inchieste dell’ispettore G.7, Adelphi, pagg. 158, euro 10.

 

Corrado Ori Tanzi

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