Gabriel Chevallier

Gabriel Chevallier L`annata memorabile del Beaujolais


edizioni e/o, 2016 Narrativa Straniera | Romanzo

21/10/2016 di Corrado Ori Tanzi
Ogni tanto escono dalla caverna piccole-grandi gemme della letteratura, sotterrate dalla corsa al libronzo stupido di successo, in grado di placare la nostra sete di lettori e di presentarci il tempo presente sotto una luce diversa. Accadde qualche anno fa con I diabolici della coppia Boileau-Narcejac, così per estrarre il primo titolo che mi viene in mente, e accade ora con L’annata memorabile del Beaujolais (Clochemerle nell’originale) di Gabriel Chevallier.

Il romanzo venne pubblicato in Italia da Longanesi nel 1949 col titolo Peccatori di provincia e costituisce il primo volume della trilogia dedicata a Clochemerle, il paese ispirato a Vaux-en-Beaujolais. Grazie a questa saga in Francia l’autore (classe 1895, Croix de Guerre e Legion d’Onore per i servigi resi alla patria come soldato semplice nella Prima guerra mondiale) godette di una popolarità che lo accompagnò fino alla tomba nel 1969. In Italia ora ci riprova la edizioni e/o e voglia Dio che anche il popolo dei lettori italici si accorga, acquisti, legga e goda del piacere di questa storia raccontata da uno scrittore che ci riconsegna alla soddisfazione della parola scritta, del tono garbato offrendoci un’immagine complessiva sul genere umano molto meno da cartolina di quanto una prima lettura potrebbe suggerirci.

Clochemerle è un paese dove si vendemmia un Beaujolais strepitoso. Ma non di solo vino la comunità vive. Piccoli intrighi e grandi corna tengono la popolazione viva e rubizza. Al punto di diventare uno scandalo per l’intero Paese. A partire dall’iniziativa del sindaco Bartolomeo Piéchut, laico e progressista, di donare alla cittadinanza un’opera duratura nel tempo in grado di mettere all’angolo la figura del parroco e della sua chiesa intera. Il frutto di tanto pensare? Un vespasiano. Idea balzana, ma dal successo garantito. Tutti i maschi a poter pisciare appena usciti dalla locanda. L’opera viene addirittura inaugurata in pompa magna e il primo cittadino raccoglie presto i suoi frutti. Anche quelli che non avrebbe voluto maturi.

Infatti il vespasiano non solo si dimostra un autentico trionfo tra la popolazione, ma diventa il pomo della discordia di quella parte di cittadini che, raccolti attorno al curato, vede nell’opera un sacrilegio e una fonte di pericolo per le figlie di Maria, portate a sbirciare gli attrezzi dei giovanotti, soprattutto quando esposti da questi ultimi con evidente provocazione prima di accomodarsi alle necessità fisiologiche.

Il sasso diventa valanga e quel paese di vignaioli si trasforma in un gregge rissoso, cornuto e gaio nei sensi dentro a una sceneggiatura che si alimenta di grottesche reazioni proponendo al lettore tutto un ballo di forme fisiche e imperfezioni spirituali senza che il timore del pudore o il rispetto della pudicizia vengano mai troppo tenuti da conto come compagni di percorso. Pagina dopo pagina sfila un intero album di personaggi strepitosi di ogni categoria sociale che neanche la collezione Liebig. Un universo prima della Gradisca felliniana.

Una tipologia umana trattata con tanta delicatezza modale (ma con sensibilità boccaccesca) da Chevallier che a un certo punto ci domandiamo se non stiamo piuttosto leggendo Balzac. Si parla di grazie della natura (autentiche o presunte) e della gioia/timore di usarle per i piaceri terrestri con la leggerezza di un fringuello o di una farfallina, di disegni per arrampicarsi sulla scala sociale e progetti per la salvaguardia del rango concesso per natura.

Una scrittura divertente capace di non comporre un romanzo umoristico, una visione a nudo della comunità senza che si possa prendere dal catalogo il termine satira per comodità definitoria. Un esempio su tutti: “Il prefetto del Rodano, Isidoro Liochet, era uomo di grande pieghevolezza di schiena, e tuttavia tale notevole flessibilità della colonna vertebrale non sempre lo salvava dagli scherzi del destino, che si diverte a sottomettere i mortali al suo capriccio”.

Chiudete le scuole di scrittura creativa. E aprite questo libro.

 

Gabriel Chevallier – L’annata memorabile del Beaujolais, e/o, pagg. 368, euro 18

 

Corrado Ori Tanzi

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