
Francesco Bommartini Fuori dalla riserva indipendente , Dietro le quinte degli anni dieci
Arcana Musiqa, 2013 Musica | Musica
01/04/2015 di Elena Bertoni
Per la definizione classica indipendente è tutto ciò che non appartiene alla produzione delle quattro multinazionali della musica (Warner, Universal, Emi, Sony) ma leggendo le interviste fatte da Bommartini a 18 artisti della scena musicale odierna, si evince che in questi ultimi anni il significato è un po’ cambiato: “indipendenza” ha più a che fare con la capacità a conservare un’autonomia intellettuale sul proprio lavoro, sulle possibilità di scegliere cosa fare e come farlo.
Gli artisti intervistati ( tra cui Brunori Sas, Massimo Volume, Giorgio canali & Rosso Fuoco, Virginiana Miller, Luminal,) hanno tutti in comune una grande umiltà, una notevole sensibilità di musicisti ben consapevoli di vivere e lavorare in un Paese come il nostro che riserva ben poca attenzione all’arte e alla cultura. Le interviste mettono anche in luce pregi e difetti dell’attuale scena musicale italiana : la cronica mancanza di stimoli economici, i problemi legati al marketing e “vendita del prodotto”, l’importanza sempre crescente degli uffici stampa, il divario sempre minore tra major e indie, la musica sempre più liquida che ha portato ad una scelta sempre più vasta da parte dell’ascoltatore, il problema della distribuzione e della promozione, sempre legate alla necessità di introiti alti, e pure una sorta di snobismo diffuso anche tra le band emergenti.
Oltre alle interviste con gli artisti, nel libro ci sono anche approfondimenti dedicati a fotografi, riviste musicali, tour manager e ci sono anche interessanti pareri di alcuni “big” (tra cui Patty Pravo, Petra Magoni, Omar Pedrini) sul fenomeno “indie”.
Un’ ampia parte è dedicata ai siti web/webzine (c’è anche Mescalina) ed in particolare Bommartini e anche molti degli artisti interpellati, non sono molto teneri nei riguardi dei “collaboratori” delle varie riviste, i quali vengono accusati spesso di mancanza di coraggio nel criticare alcuni lavori, una specie di sudditanza psicologica verso l’artista di cui si vuole essere “amico”, e di non avere una vera e reale conoscenza della musica e delle cose di cui si scrive. Spesso si tende a fare recensioni che parlano di sentimenti e sensazioni, a volte addirittura in forma romanzata, senza tenere conto anche dell’aspetto tecnico della musica, del lavoro compositivo e di quello fatto in studio, banalizzando così il lavoro degli artisti.
Scritto con grande serietà e competenza il libro è interessante e offre una panoramica accurata sulla scena musicale italiana di questi ultimi anni, che ancora in pochi conoscono e apprezzano ma che dimostra comunque di essere in buona salute e attiva su molti fronti.