Ferdinando Molteni

Ferdinando Molteni L’anello di Bindi – Canzoni e cultura omosessuale in Italia dal 1960 ad oggi


VoloLibero, 2023, 216 pagine, euro 23, prefazione di Paolo Rumi Musica | Saggi

29/04/2023 di Laura Bianchi


Siamo a Sanremo. È il 1961. Umberto Bindi, già famosissimo - e giustamente - per Arrivederci e Il nostro concerto, non si limita a portare alta la bandiera di quelli che venivano definiti "cantanti autori" (a Sanremo c'è anche Gino Paoli), e a interpretare una bella canzone, Non mi dire chi sei; osa sfidare i benpensanti sfoggiando un vistoso anello con brillante - peraltro già indossato in alcune foto pubblicitarie e perfino sulla copertina del 45 giri - con evidente nonchalance, proprio come se fosse un accessorio "normale", per l'Italia di allora.

Ma non lo era.

E l'ostracismo, strisciante, silente, mai dichiarato esplicitamente, e quindi ipocrita, nei confronti di Bindi, a causa della sua scelta di mostrare a tutti il proprio orientamento sessuale - ché indossare un anello così, sessant'anni fa, equivaleva a un coming out -, provoca una crisi, umana e compositiva, nell'artista. Ma il gesto, tanto minimo quanto dirompente, porterà il mondo non solo musicale a intraprendere un percorso sofferto, tortuoso, alternante, verso il riconoscimento e l'inclusione delle identità di genere, che non sembra ancora giunto a piena accettazione, ma che rappresenta un bene che va accudito e preservato ogni giorno.

Ferdinando Molteni ha voluto proprio dedicare a Bindi il suo saggio, L’anello di Bindi – Canzoni e cultura omosessuale in Italia dal 1960 ad oggi, scegliendo il cantautore come spirito guida in un lavoro certosino, accurato e appassionato, all'interno di questi sessant'anni di musica, e quindi di costume, italiani. Degni di nota, nel Molteni scrittore, sono l'affetto con cui lo scrittore illustra la vicenda di Bindi, il rispetto con cui accoglie le scelte di Zero o Dalla di non confermare né smentire la propria omosessualità, la cura con cui documenta l'evolversi dell'opinione pubblica attraverso i testi di canzoni solo apparentemente neutrali, la lucidità con cui affronta il periodo, determinante, degli anni Settanta, il coraggio con cui approfondisce le figure di artisti ingiustamente sottovalutati, come Andrea Tich, Alfredo Cohen o Gian Pieretti, l'emozione con cui racconta la centralità di PPP, ossia Pasolini, nella tematica omosessuale. Un capitolo molto appassionato è dedicato anche all'omosessualità femminile, con tre figure iconiche e molto diverse fra loro: Gianna Nannini, Giuni Russo e Paola Turci.

Infine, nella ricerca attenta ed estremamente documentata, si ritrovano non solo i testi che cantano figure indimenticabili, dal Michel di Claudio Lolli al Pierre dei Pooh, passando per la Giulia di Venditti, ma anche i segni di un mutamento di mentalità, che parte dagli "Anni del sottinteso" (i Sessanta) all'"omosessualità pop" degli anni Ottanta - Novanta, fino al coming out di Tiziano Ferro del 2010, e a un epilogo, significativamente intitolato Brillantini, wurstel e un manicomio, che allude alla più recente moda di evocare la fluidità di genere come richiamo mainstream, ma anche la pesante ironia di certi personaggi del rap nostrano nei confronti dell'omosessualità soprattutto maschile, e infine la canzone poetica di Tricarico, Brillantini.



Un libro utile anche per i giovani, per comprendere meglio quel percorso difficile, le cui tappe di civiltà vanno preservate da ogni intolleranza.

Ferdinando Molteni è giornalista, saggista, docente e musicista ligure che si occupa, da molti anni, di canzone d’autore italiana. Laureato all’Università di Genova, tiene regolarmente lectures e corsi presso istituzioni culturali e università negli Stati Uniti (New York University, Stony Brook University, Saint Joseph’s University in Philadelphia, University of Illinois), in Argentina, Uruguay, Francia e Italia. Molteni ha scritto e scrive di cultura e musica su varie testate come Il Secolo XIX, Il Foglio, Diario. Ha scritto anche per il teatro e la televisione.