Emmanuel Bove I miei amici
Feltrinelli Narrativa Straniera | Romanzo
09/03/2015 di Corrado Ori Tanzi
Emmanuel Bove (1898-1945) arrivò al successo proprio con Mes Amis, che ora torna in libreria nell’edizione Economica Feltrinelli a un prezzo irrisorio. Lui, già cameriere, autista di tram e taxi, operaio alla Renault, cronista, autore di noir e di romanzi popolari dietro al nome di Jean Valois non fu altro che l’anticipatore di pezzi da novanta quali Jean Paul Sartre e Albert Camus.
In lui, prima che il termine passasse dai libri di filosofia a quelli di letteratura, l’esistenzialismo fa i conti con il pane quotidiano e la quotidiana necessità di mettersi un tetto sopra la testa prima di porre interrogativi sulla nausea o l’angoscia che provoca lo scorrere del tempo o di dare forme a riflessioni sul proprio sentirsi straniero qualunque angolo si giri.
Nel romanzo, il protagonista (Victor Baton) vive di un sussidio in seguito alle ferite della Grande guerra e in una Parigi che non ne forma neanche l’ombra gira ogni giorno in cerca di un amico. Questo il senso delle sue giornate. Victor non è né un viandante, né un flâneur, non si incuriosisce di nulla, non è un attaccabrighe, non è un ubriaco. Lo si può definire praticamente solo con la negazione davanti al termine che non (appunto) gli si può apporre.
Viene mandato via dalla stanza che ha in affitto perché la sua diversità è insopportabile e inconciliabile con l’idea che se il tempo non lo impieghi significa che lo perdi e se lo perdi sei un criminale come quelli che rubano o uccidono. “Uno come me, che non lavora, che non vuole lavorare, sarà odiato sempre (…) Non mi hanno mai perdonato di essere libero, di non avere nessuna paura della povertà”, racconta lui.
In realtà qualcosa Victor cerca di fare. Trovarsi un affetto, un amico. Ma la sua pusillanimità lo conduce in una terra di nessuno dentro cui sta benissimo. Il mio regno per un margine. Sociale, esistenziale, urbanistico, alimentare. Cosa avrebbe dato Dostoevskij per ricamarci attorno un romanzo in due volumi!
Scrittore della deriva umana, unico nell’esaltare con una scrittura trasparente il dettaglio descrittivo che fa di una scena un film, Bove subì un oscuramento che in pratica gli tagliò le gambe. Troppo irregolare per non far battere la lingua (il romanzo) dove il dente duole (Vichy). La Francia voleva dimenticare. Lui no. Lui è morto a 47 anni a guerra appena finita ma ancora fumante e la Francia lo ha dimenticato in fretta. Ora è tornato. Ha vinto lui.
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Emmanuel Bove, I miei amici, Feltrinelli, pagg. 160, euro 8.