Don De Lillo

Don De Lillo Zero K


Einaudi, 2016 Narrativa Straniera | Romanzo

03/01/2017 di Corrado Ori Tanzi
Ross, il padre del narratore, Jeffrey Lockhart, è un milionario sposato in seconde nozze con Artis Martineau, una donna colpita da sclerosi multipla. Ross è anche il principale finanziatore della clinica Convergence, dove la morte viene sconfitta. O meglio, al momento congelata nell’attesa che i corpi, al momento conservati, che la scienza trovi la virgola che le manca per sostituirsi a Dio e riportarli in vita.

Jeffrey la morte non la teme, suo padre invece, incapace di vivere senza Artis, vuole dedicarsi all’esperienza indicibile. Insieme all’amata ovviamente. Siamo nati senza alcuna scelta, perché allora morire allo stesso modo? Il paracadute etico-filosofico è servito.

Della clinica Zero K è la sezione che ospita i pazienti che si fanno congelare prima di spirare. La sigla indica infatti anche lo zero assoluto (zero gradi Kelvin) la temperatura che con l’ibernazione regala la speranza (o l’orrore a seconda dei casi) della risurrezione. Crioconservazione in termini scientifici. I cadaveri vengono sospesi in capsule di azoto liquido finché la medicina non avrà trovato la soluzione per riparare quello che il tempo ha logorato.

Zero K è anche il titolo dell’ultimo romanzo di Don De Lillo, una delle voci autorevoli della narrativa contemporanea, non solo statunitense. Un testo che non anticipa un possibile futuro, ma che certifica un presente in via di espansione visto che al momento sono quasi 150 i deceduti ibernati alla Alcor, in Arizona, e sempre più sono gli esseri umani che hanno firmato un contratto con questa compagnia che farà loro seguire lo stesso cammino quando moriranno.

Romanzo cupo e pieno di domande (c’è chi le ha contate: 400). Sconfiggere la morte significa provare definitivamente l’assenza di Dio e dare al proprio percorso umano su questa terra un significato del tutto oscuro, visto che, uccisa la Morte, si cancella dal nostro vocabolario esistenziale ogni riferimento alla finitudine come fonte di risposte più che cancellatrice dell’esistenza.

L’intera architettura narrativa regge (signori, stiamo parlando di De Lillo), il New York Times per penna di Michiko Kakutani l’ha definito a un brano di musica da camera, tanto Underworld era una sinfonia. Eppure l’intero intreccio della storia comunica una distanza e un gelo che non offrono un gran servizio al lettore. Si resta a tratti poco appagati da una certa artificiosità, quasi che il tema scottasse in maniera eccessiva per poter essere affrontato (va da sé che comunque tanto la fantascienza quanto Futurama, il celebre fumetto di Matt Groening hanno pescato a piene mani proprio nell’argomento).

Nell’abbandono su riflessioni di una scelta del genere i vivi ci danno prova di produrre tante emozioni quante ne provano i de cuius, il loro smarrimento ci appare un riempitivo piuttosto elementare. Insomma, personaggi che hanno un’altezza ma non un reale peso, modesti nella capacità di esternare i loro spigoli a chi questa storia è raccontata.

 

Don De Lillo, Zero K, Einaudi, pagg. 248, euro 19,00

 

Corrado Ori Tanzi - https://8thofmay.wordpress.com