Don Carpenter A Cura Di Jonathan Lethem

Don Carpenter A Cura Di Jonathan Lethem I venerdì da Enrico`s


Frassinelli, 2015 Narrativa Straniera | Romanzo

04/09/2015 di Corrado Ori Tanzi
Il volume della Frassinelli reca in copertina “a cura di Jonathan Lethem”. Il manoscritto c’era tutto, quanto alla storia almeno, ma riposava da quarant’anni nel suo stato di scrittura intermedia. La figlia dell’autore, Bonnie, e il capo della North Point Press, Jack Shoemaker, hanno deciso che l’inedito poteva vedere la luce, con un passaggio nelle mani di Jonathan Lethem, che non solo è una delle migliori penne letterarie contemporanee americane, ma un lettore accanito di Don Carpenter. E così, dopo un meticoloso lavoro di editing (Lethem per assorbire meglio l’intero spirito della sintassi del testo se lo è ribattuto dalla prima all’ultima parola), ecco a noi finalmente I venerdì da Enrico’s (Fridays at Enrico’s, nell’accezione originaria), il romanzo postumo di quel grande scrittore misconosciuto ai più che fu Don Carpenter.

Il libro è un atto d’amore a suo modo verso la necessità dello scrivere letteratura. Portland, primi anni Sessanta. Esiste una piccola comunità di giovani di belle speranze che vive la giornata intrecciando trame e dando anima a personaggi di carta, in attesa (e nella speranza) che un magazine o una casa editrice si accorga di loro. C’è chi scrittore lo è veramente nell’intimo e chi gli assomiglia nel talento costruito, chi sogna di diventarlo senza averne troppo le capacità e chi si limita a godere di luce riflessa di una scena letteraria spostata qualche chilometro più in là e che è su tutti i giornali e dentro ogni libreria col nome di Beat Generation.

Una rincorsa di sogni e illusioni, di speranze che si vestono di realtà e dalla necessità di pagare il tetto sotto cui si vive e il piatto dentro cui si mangia (e il bere notturno, questo è un must), quest’ultima però sempre piegata dalla pervicace propensione a creare storie. Sempre meglio che lavorare, diceva il maestro.

Un microcosmo che produce un’energia che non conosce pause e limiti. E che ricorda molto da vicino la scena folk dei primi anni Sessanta al Greenwich Village di New York. Non s’insegue la Fortuna in forma di bigliettoni verdi. La Dea è sì sedotta e agognata, ma sempre con la sincerità della personale spinta creativa di chi ne ha chiesto l’indirizzo. Fanno un po’ di letteratura con la miseria della loro bravura, parafrasando Paolo Conte. Anche se si tratta di un mondo che non sbaglia da professionisti.

Nel mezzo, le vicende intime dei singoli sognatori. L’amore che esce ed entra dalle case, il sesso che non ha bisogno di un letto, la fuga momentanea solo per l’urgenza di mettersi in movimento.

Sembra di leggere un romanzo di Richard Yates. Ma solo perché leggendo un romanzo di Richard Yates s’incontra Don Carpenter. Quando l’America sa(peva) essere innocente. A suo modo. Ma innocente.

 

 Don Carpenter, I venerdì da Enrico’s, a cura di Jonathan Lethem, Frassinelli, pagg. 372, 20 euro

 

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