Dee Dee Ramone Con Veronica Kofman Blitzkrieg punk. Sopravvivere ai Ramones
2006, Agenzia X Biografie | Musica
10/05/2015 di Arianna Marsico
Le parole di Federico Fiumani restituiscono come un cammeo l’importanza che all’epoca avevano assunto i Ramones. Ma anche, e forse soprattutto, il carico emotivo che c’era dietro quell’apparentemente spensierato hey ho let's go. E Dee Dee Ramone, nell’autobiografia Blitzkrieg punk Sopravvivere ai Ramones (uscita originariamente nel 1998 come Poison Heart, Surviving Ramones) è la perfetta incarnazione della festa mesta che regnava nella band.
Dietro l’aria da fratellini c’era tantissima tensione, soprattutto tra Johnny e Dee Dee. Al punto che quest’ultimo scrisse “La storia dei Ramones non può avere un lieto fine. Sono contento che sia tutto finito, anche se a tratti è stato divertente”
Lui nel ruolo di rebel with(out) a cause ci si è trovato dalla nascita, probabilmente senza troppa possibilità di scelta. Cresciuto tra il Queens e Berlino, seguendo gli spostamenti del padre militare che proprio nella capitale tedesca aveva conosciuto la madre. Ma i genitori, segnati dalla seconda guerra mondiale, “erano tremendi, le loro vite erano un casino assoluto e avevo l’impressione che dessero a me la colpa di tutto”. E se si cercava scampo fuori da casa, fuori c’era la città che Christiane F. ci ha mostrato in Noi i ragazzi dello zoo di Berlino (1979).
E’ chiaro quindi perchè Wart hog, forse il pezzo più crudo e dolente dei Ramones, sia spremuta del cuore di Dee Dee. Che con parole dirette e lancinanti descrive lo sgretolarsi della sua vita, i tentativi di uscire dalla tossicodipendenza, gli amici, come Johnny Thunderds, persi. A fare da sfondo pulsante alla drammatica altalena esistenziale di Dee Dee, la New York frenetica del CBGB tra Blondie, New York Dolls, che talvolta si alterna con la Londra dei Sex Pistols.
Quest’odissea punk alla fine sembra un valzer tra angeli di desolazione che uno ad uno si salutano. Chissà, magari Lassù c’è un bellissimo concerto, una vera festa.