David Mitchell

David Mitchell Utopia Avenue


Frassinelli. 2021. pp. 612, euro 19,90 Narrativa Straniera | Romanzo

16/03/2021 di Eliana Barlocco
Inghilterra. Fine anni ’60. Quattro ragazzi appartenenti a classi sociali differenti, dotati tutti di personalità importanti, si ritrovano uniti da un’unica passione comune: la musica. All’apparenza questi non sono elementi così brillanti e originali tali da scriverne un libro. Eppure Tom Mitchell, classe 1969, si butta nella sfida raccontandoci la fulminea ascesa di un fantomatico gruppo musicale: gli Utopia Avenue.

Cosa aspettarsi da questo romanzo? Sicuramente non una ricostruzione maniacale del periodo trattato, perché l’autore stesso non ha respirato l’aria di quegli anni che hanno segnato una trasformazione epocale e mondiale del costume e della società. I suoi personaggi, muovendosi tra club londinesi e la Summer of Love americana, si tuffano nella stagione dell’amore, dei viaggi extrasensoriali, della guerra degli altri, delle contestazioni. In questo periodo di grandi cambiamenti, ognuno di loro si trova a vivere una propria evoluzione all’interno di una rivoluzione mondiale. Una crescita sia dal punto di vista personale che da quello musicale. Da gruppo di provincia si vedono catapultati verso la gloria, grazie anche a un manager che coglie in loro grandi possibilità evolutive. 

La musica è il centro della loro mutazione e Mitchell tratteggia le enormi potenzialità rivoluzionarie di questa arte: “...I tiranni fanno bene a temere l’arte...E la musica gli fa una paura fottuta...Una volta che la musica ti entra dentro, ci resta per sempre. La musica migliore è una forma di pensiero. O piuttosto un modo per ri-pensare. Non ubbidisce agli ordini”. Il gruppo si rende sempre più conto del potere che ha, della forza nascosta nelle loro composizioni, dell’opportunità che le canzoni offrono loro dapprima per conoscere se stessi, per lasciarsi alle spalle i propri fantasmi (reali o no) e, infine, realizzano come la musica riesca ad ammaliare la folla.

Emerge quindi il compito dell’artista. La storia degli Utopia Avenue è per il suo autore un modo per interrogarsi sulla funzione della musica, sugli effetti che ha avuto in quegli anni e, più in generale, anche su quello che può fare oggi una melodia, una canzone, un semplice verso: “Dove si poseranno queste canzoni-seme? Va come nella parabola del seminatore. Spesso si posano su un terreno sterile e non mettono radici. A volte, però, si posano in una mente che è pronta. Che è fertile. Cosa succede a quel punto? Nascono idee e sensazioni...E se una canzone riesce a seminare un’idea o una sensazione in una mente, allora ha già cambiato il mondo”; pertanto, la Via imboccata non sarà più Utopia.