David Browne

David Browne Dream brother – vita e musica di jeff e tim buckley


2001, GIUNTI

di Christian Verzeletti
Quando ho addocchiato questo nuova uscita sulla vita dei Buckley in libreria, ho subito pensato a un’ulteriore speculazione a seguito alla scomparsa tragica e prematura di Jeff. Ad aumentare questa impressione era un’etichetta a lato della copertina indicante la pubblicazione di brani finora inediti del diario personale del giovane musicista.
Chiarito invece che questi scritti segreti non sono altro che note a margine delle pagine iniziali di qualche capitolo, lo scritto di David Browne si è fatto apprezzare per altri ben più validi motivi.
Innanzitutto, la mole di materiale particolareggiato e discusso rivela una ricerca che deve essere stata tanto affascinante quanto estenuante all’interno di due epoche diverse: una, sbiadita ed abusata come gli anni ’60, e un’altra, la scena di New York all’inizio degli anni ’90, altrettanto ostica perché limitata a locali e situazioni non ancora immortalate dalla storia. Browne riesce nell’impresa di penetrare e collegare tempi diversi con fascino e competenza, senza scadere nel pettegolezzo e in inutili supposizioni sul comune destino dei due, entrambi scomparsi disgraziatamente in giovane età.
Alternando sapientemente i capitoli dedicati a Tim, cantautore ed esploratore incompreso di nuovi territori della canzone, e quelli riguardanti Jeff, talentuoso figlio mai accettato dal padre, il libro si costituisce quasi come un romanzo che stimola all’ascolto e all’approfondimento di quanto offerto da questi due artisti nelle loro brevi vite. Browne sa molto di musica e riesce a delineare il carattere libero dell’arte uguale e diversa dei Buckley, riflesso anche sulle loro personalità mai pacificate. Si ha così modo di capire i risvolti più sperimentali della musica di Tim e le potenzialità ancora acerbe di Jeff. Il libro risulta utile non solo per uno sguardo nostalgico sul passato e sul vuoto lasciato dai due musicisti, ma soprattutto per intuire la portata del loro patrimonio artistico, influente al punto che oggi il nome Buckley è accostato anche a troppi musicisti emergenti nella speranza di trovarne un degno erede.
Viene inoltre messa una luce discreta e velata anche sul rapporto tra padre e figlio, voluto e rifiutato in maniere diverse da entrambi. Come recita una canzone di Tim: “Vedo chiaramente che i nostri ruoli sono cambiati / e la sabbia si muove attorno a noi / Devo supplicarti un altro giorno / per ritrovare il nostro amore solitario?”. David Browne ha riportato nel libro lo spirito dei Buckley scrivendo una “fantasmagoria a due”, che forse solo nell’aldilà trova compimento.