Dario Crapanzano

Dario Crapanzano Arrigoni e la bella del Chiaravalle


Mondadori, 2015 Narrativa Italiana | Noir

02/10/2015 di Corrado Ori Tanzi
Sia detto tagliando la questione col coltello: ha ragione Dario Crapanzano. Scoperto dalle major delle case editrici alla veneranda età di settant’anni dopo essere stato una delle firme della piccola e combattiva Fratelli Frilli, ora si gode la celebrità che gli è propria. I suoi libri vengono ristampati con nuovo lettering, accattivante grafica vintage, i titoli modernizzati seguendo un’idea di marketing editoriale preciso dalla Mondadori.

Così accade per Arrigoni e la bella del Chiaravalle, precedentemente solo La bella del Chiaravalle, Milano 1952 nell’edizione del marchio genovese e così avviene per altro repertorio dell’ex pubblicitario milanese, balzato alle cronache e al top delle chart con Il giallo di via Tadino in entrambe le versioni dei marchi che lo hanno pubblicato.

Crapanzato ha trovato il personaggio tout d’abord (Mario Arrigoni, commissario capo del commissariato di Porta Venezia), la città in cui farlo girare (Milano) e il periodo dalle uova d’oro (gli anni Cinquanta, quelli ancora leggermente pre boom, ma già in decisa rinascita rispetto alla tragedia del periodo della Guerra). Così in questa seconda avventura del suo uomo: una bellissima prostituta trovata col ventre squarciato e un’indagine che parte dalla casa chiusa del Chiaravalle (siamo a due passi dal Duomo) per spostarsi in altre case di piacere e nelle strade di una metropoli che certo sapeva essere criminale, ma che ancora indossava il vestito dell’umiltà delle genti più popolari e dei ceti più addetti alla fatica.

Bravo l’autore ad aver creato un filone e a farsi vergare nella bio della casa editrice lo slogan di “ nuovo punto di riferimento del noir lombardo”. Un artiglio che passa lungo la schiena nuda quest’ultimo, ma tant’è, si vive di discorsi leggeri / cori/ di maschere notturne/ canto e discanto, cantava Ivano Fossati. Nessuno scatto quindi su come dover scrivere un romanzo. Ma come volerlo leggere sì.

Il libro diventa pesante al tatto e alla vista quando inutili e noiosi excursus di storia universale e locale mettono in pausa il racconto del fatto delittuoso e della relativa indagine (si va dalla lezione sull’apertura delle case di tolleranza alla divisione della Corea in due stati sovrani, con deviazione sulla nascita dei Giardini Pubblici milanesi alla copertura dei Navigli). Una tattica di riempimento che dovrebbe dimostrare lo scibile umano dell’autore (che non dovrebbe invece spostarsi fino a scomparire?) e proprio per questo conferisce al narratore un profilo enciclopedico che con un misero, per quanto criminale, fatto locale fa leggermente a cazzotti.

Trascorrendo faticosamente le righe delle quattro pagine sull’organizzazione della festa per l’ottantesimo anniversario della mamma del commissario mi è tornata in mente Jane Austen e quanto la sua letteratura si componesse di movimenti a levare, in grado di trasferire al lettore la suggestione della luna senza mai citarla una sola volta nel capitolo. O la grandezza di un’altra scrittrice, più contemporanea, Alicia Giménez-Bartlett, in grado di far respirare l’aria di Barcellona e del suo Poblenou senza mai scrivere il nome di una via, di un angolo, una trattoria.

Fuori dalla collezione di parole e passato da abbecedario, non (mi) convince la scrittura compiaciuta di Crapanzano, i suoi personaggi compiacenti alimentati da un bromuro aureo che fa dell’autore un narratore da buon pater familias. Non convince l’assenza di un elementare editing (e chi se ne frega se si tratta di una ripubblicazione), quella che non mette il naso in una parentesi che con sconcerto del lettore sorge dal nulla all’interno di un discorso diretto modificando a piè pari l’io-narrante.

Senza offesa. Crapanzano non è la figura portante del noir milanese. D’accordo, Dio è morto, ma De Angelis, Scerbanenco e Olivieri no. Hanno solo lasciato l’abito da qualche parte. E se s’incazzano sono pure capaci di òna pesciada nel cuu.

 

Dario Crapanzano, Arrigoni e la bella del Chiaravalle, Mondadori, 216 pagg., 15 euro.

 

Corrado Ori Tanzi lo trovi anche su:

http://8thofmay.wordpress.com