Dante Ferretti

Dante Ferretti Immaginare prima. Le mie due nascite, il cinema, gli Oscar - con David Miliozzi


Jimenez, 2022, 240 pp., 22 euro Biografie | Societ�

23/12/2022 di Laura Bianchi
A chi altri, se non a Dante Ferretti, sarebbe venuto in mente di concepire un libro - memoir come un film, con un primo e un secondo tempo, concludendolo coi titoli di coda?

È quanto accade in Immaginare prima. Le mie due nascite, il cinema, gli Oscar, pubblicato dalla benemerita editrice Jimenez, scritto a quattro mani e due tempi con David Miliozzi, scrittore, sceneggiatore e critico d’arte, per offrire al lettore - spettatore un'opera ampia, ponderosa, complessa, eppure agile e scorrevole, come succede nei film meglio riusciti, che contengono moltitudini in una vicenda sola.

Impossibile è pensare a Ferretti, senza ricordare le sue prestigiose collaborazioni, come scenografo e costumista, con i maggiori registi del nostro tempo, da Scorsese (con cui meritò due dei tre Oscar - il terzo con Tim Burton) a Fellini, da Gilliam a Scola, da De Palma a Pasolini. Ed è impossibile ammirare la parabola esistenziale in costante ascesa, che ha portato un giovane maceratese alla conquista di Hollywood, ricercato e premiato dal mondo cinematografico con una serie pressoché infinita di riconoscimenti.

Nell'imminenza dei suoi ottant'anni, Ferretti apre lo scrigno della memoria per noi, rivelandoci la "botta di culo", che lo fece ritrovare, bambino, sotto le macerie di casa sua dopo uno degli ultimi bombardamenti, nel 1944; la famiglia; i sogni che lo mossero agli inizi del proprio percorso; gli incontri compiuti; la scoperta del cinema come luogo dell'anima; e la realizzazione della prima scenografia: il presepe. Leggendo il suo flusso di ricordi, fra il poetico e l'autoironico (autoironia, segno distintivo di intelligenza!), il lettore si incanta, si appassiona, si diverte, e assiste al formarsi del Primo tempo di una vita inimitabile, che vede il compimento più luminoso e ricco di successi nel cristallino Secondo tempo narrato da Miliozzi,  corroborato da interventi degli artisti che hanno lavorato con Ferretti.

Se però il libro assomiglia a un film, è anche grazie alla ricchezza dell'apparato iconografico inserito nella narrazione: foto di archivio, che ci riportano a un'Italia postbellica, ma anche fotogrammi delle pellicole, dipinti e bozzetti dell'artista, questi ultimi anche a colori, splendide riproduzioni visionarie, che conservano il mistero e la magia tipici del mondo di Ferretti, e che magistralmente interpretano lo script non solo dei film a cui lavora, ma anche dei melodrammi a cui si dedica (ultimo in ordine cronologico, una magnifica scena da Bohème, 2022). 

"Dantino, che hai sognato stanotte?", gli chiede l'adorata moglie Francesca, nel Finale scenografico, posto a conclusione del prezioso volume. Il lettore chiude il libro con il ricordo di Federico (Fellini) e col racconto di un sogno che è una sceneggiatura, oltre che una scenografia ferrettiana; comprende, una volta di più, che davvero il cinema è stato a ragione definito la fabbrica dei sogni; e desidera tornare al più presto in quel luogo dell'anima che ha dato forma ai sogni di un artista.