Chiara Valerio

Chiara Valerio Chi dice e chi tace


Sellerio, 2024, La Memoria, 288 pagine, 15 euro Narrativa Italiana | Romanzo

26/04/2024 di Silvano Rubino

Anni 90: una donna affascinante e un po' misteriosa che muore nella vasca da bagno. Un'avvocata - amica della defunta - che in quella morte vuole vedere chiaro. Un paese del litorale nei giorni in cui turisti non ce ne sono e i lidi sono vuoti, una comunità chiusa e provinciale in cui tutti - almeno apparentemente - si conoscono. Un'indagine a ritroso nel tempo per scoprire che di quella donna, che in quella comunità sembrava perfettamente integrata, tutti in realtà sapevano molto poco. A cominciare proprio dall'avvocata sua amica. La quale - spinta dalla curiosità e anche dalla fascinazione - avvia una privatissima indagine, con una determinazione che sfiora l'ossessione, iniziando a scorgere una trama ben più complessa di quanto la superficie lasciava immaginare. Ogni dialogo, ogni confronto con gli abitanti del luogo, ogni rivelazione sembra aggiungere pezzi a un puzzle inquietante e doloroso. Chi conosceva davvero la vittima? E quali segreti si celano dietro facciate rispettabili e sorrisi forzati?


Quella di Chi dice e chi tace potrebbe tranquillamente essere la sinossi che si trova nella quarta di copertina di uno dei romans durs di Georges Simenon (quelli cioè in cui non compare Maigret). In realtà il litorale di cui si parla non è la costa bretone, ma quella laziale al confine con la Campania. Il piccolo centro si chiama Scauri, una frazione di Minturno. Ed è il luogo di nascita dell'autrice, Chiara Valerio, matematica, letterata, divulgatrice, conduttrice, attivista.


Il richiamo a Simenon non è una mia intuizione. L'autrice stessa dichiara, nelle note finali del libro, che l’ispirazione per questo romanzo è giunta mentre rifletteva sui personaggi femminili di Georges Simenon. Da lì, però, il percorso, la storia, pur pagando un evidente debito alla narrativa simenoniana, sono anche qualcosa di estremamente intimo, personale, vivo e vissuto. Simenon era un creatore di mondi, partiva da piccole suggestioni e poi, munito di elenco telefonico della località in cui voleva ambientare il romanzo per attingervi i nomi dei personaggi, inventava, lavorava di fantasia, costruiva personaggi profondi, ricreava atmosfere con poche pennellate. Valerio, invece, in questo Chi dice e chi tace, inventa qualcosa, ma ci mette tanto del suo.


A cominciare da Scauri, tipico luogo dell'anima, che non è solo sfondo della vicenda, ma vero e proprio personaggio, direi protagonista, vivo che respira, soffre e conserva i segreti di una comunità intera, un luogo definito dalla "grazia incongrua". Mentre l'avvocata Lea Russo si addentra sempre più nelle ombre di Scauri, il lettore è trascinato in un vortice di suspense e riflessioni. Il percorso di indagine di Lea si intreccia con i racconti e i ricordi degli abitanti, svelando una serie di relazioni complesse e spesso problematiche. Valerio, con una prosa elegante, sobria, con squarci lirici e incursioni dialettali, esplora i temi dell'amore, della solitudine e delle maschere sociali, del vero significato di conoscere sé stessi e gli altri.


Simenoniani sono l'atmosfera, il dettaglio psicologico con cui sono ritratti i personaggi, ma anche la capacità di Valerio di costruire una narrazione che cattura e trattiene il lettore, conducendolo attraverso un labirinto di emozioni e rivelazioni. Che sono rivelazioni sul passato di Vittoria, ma anche sui sentimenti di Lea nei suo confronti, rivelazioni sulle paure e i pregiudizi. Anche il sottile erotismo (Vittoria è definita da uno dei personaggi secondari "mezza sexy") che percorre le pagine è molto simenoniano. Così come il progressivo disvelarsi della realtà, che dimostra come ogni persona sia un mosaico di pubbliche apparenze e segreti intimi.


Lea Russo compie un'indagine su Vittoria, ma è un'indagine su se stessa. E lo stesso fa Chiara Valerio attraverso Lea, che ha l'età di sua madre, il cognome di sua madre, due figlie che hanno lo stesso nome delle sue sorelle, un marito fisico come sua madre: compie un'indagine su se stessa, sul rapporto con Scauri, con l'amore che poi non è altro che una forma di conoscenza, a volte di fraintendimento, perché scambiato col possesso.


Attraverso il ritratto di Vittoria e Lea, Valerio accenna anche un affresco sociale della Scauri tra gli anni '70 e gli anni '90, tra tradizione e modernità (più o meno accettata). Il legame tra il personale e il collettivo è un tema centrale, esplorato con una sensibilità che riflette la stessa dualità dell'autrice, tra radici locali e prospettive globali. Le riflessioni su amore, possesso e conoscenza offrono uno sguardo penetrante sulla complessità delle relazioni umane, svelando come spesso quello che crediamo di sapere degli altri sia solo la punta dell'iceberg. Valerio riesce a creare un dialogo tra i personaggi e il lettore, invitando quest'ultimo a riflettere sulla sua vita e sulle sue certezze.


"Volevo raccontare la storia d’amore tra due donne" - spiega l'autrice. "Volevo raccontare che la cura e il possesso sono come il veleno e il farmaco, dipendono dalla proporzione. Volevo raccontare che un paese somiglia a una pianta e pensa come le radici sotto terra, invisibili. Volevo raccontare di una donna che per una sciocchezza, o una intuizione, perde quasi tutte le certezze che aveva, però non ha paura nonostante tutto tremi. Ed è lei che racconta questa storia. A Scauri".


Il risultato è un romanzo rarefatto, ma pieno di spunti di pensiero, appassionante, ma lontano da ogni concessione ai facili espedienti per catturare l'attenzione del lettore. E con personaggi femminili pieni di luci e ombre che restano nella memoria.