Cesare Fiumi

Cesare Fiumi L’italia in nera


Milano, Rizzoli / Fond. Corriere della Sera 2006 - Pagg. 192, € 30.00 Attualità

di Luca Meneghel
“Mettere vero su bianco. Questo è il mestiere della nera: le verità più dolorose e efferate, senza nulla celare, stampate in faccia ai lettori”. Questa la nera, dunque. Ma Fiumi, con questa mirabile e preziosa raccolta dei crimini italiani più celebri dello scorso secolo, fa un passo ulteriore: attraverso fiumi di sangue, armi più o meno convenzionali, moventi più o meno concepibili, vuole raccontare la storia del nostro paese. Passando per il suo lato più oscuro: quello degli assassini e delle loro vittime. E’ un’operazione possibile? Io credo di sì, e Fiumi stesso ci spiega il perché: “Sì, se solo si ha la pazienza di mettersi a sfogliare il passato: tanto è strepitosa la lettura comparata tra un paese in mutamento e certi casi esemplari che paiono timbrare a sangue – con una pistola o un martello, un coltello o una spranga – un momento preciso, storico o sociale, di quel divenire. Quando non anticipare addirittura un cambio di prospettiva nei costumi e nei rapporti (generazionali, familiari, sessuali, ecc.) annunciando un’Italia alle porte”. Ecco allora che il delitto Martirano o la rapina di via Osoppa si scoprono strettamente legati al boom economico ed alla crescente motorizzazione che facilita fughe ed alibi, così come Rita Fort e Pia Bellentani sono strettamente legate alla Milano povera e a quella dell’aristocrazia decadente del dopoguerra. L’antologia “delittuosa” di Fiumi segue un ordine rigorosamente cronologico: si parte con il delitto del conte Bonmartini, le cui conseguenze (indagini, accuse e scuse, processi ecc) terranno banco per due anni, fino alla condanna a trent’anni del cognato Tullio Murri e dieci alla sorella Linda Murri, moglie della vittima, per finire (siamo ora negli anni novanta) con l’omicidio di via Poma e il caso Pietro Maso, che per un po’ di soldi uccise i genitori. Nel mezzo, la storia del novecento italiano e l’evoluzione del crimine: delitti meglio organizzati e moventi sempre più assurdi sembrano le costanti principali.
L’opera è strutturata in modo da soddisfare tanto gli appassionati di giornalismo quanto quelli della storia oscura della nostra Italia: ogni capitolo si apre con una breve introduzione di Fiumi, secondo gli schemi della sua rubrica Storie d’Italia (che tiene settimanalmente sul magazine del Corsera), per poi presentare i pezzi originali apparsi sul “Corriere della Sera” ai tempi dei fatti in questione (tra le firme: Dino Buzzati su Fort e Bellentani, Mario Cervi sulla Martirano, Indro Montanelli su via Osoppo, Leonardo Vergai su Vallanzasca). Il tutto è infine corredato da un grande apparato fotografico: ci sono le vittime, ci sono gli assassini, ci sono i luoghi del delitto ma anche le prime pagine del giornale, per toccare con mano come è cresciuto il “nostro” quotidiano più antico e prestigioso.
Un viaggio lungo un secolo, triste ed oscuramente affascinante: ci sono le veline fasciste che cercano di bloccare la pubblicazione della cronaca nera (basti “Per quanto riguarda la cronaca nera, occorre sempre tener presente l’ammonimento di non andare oltre le trenta righe”, 1933), ci sono gli anni quaranta con l’esplosione delle assassine (la saponificatrice Leonarda Cianciulli, la Fort, la contessa Bellentani che insanguinò Villa d’Este), gli anni cinquanta con omicidi legati al boom economico, i mitici anni sessanta coi delitti dalle doppie verità (su tutti, i coniugi Bebawi che continuarono ad accusarsi a vicenda del delitto), gli anni settanta insanguinati di rosso e di nero, gli ottanta dei delitti seriali e i novanta di donne indifese e famiglie in pezzi.
Un libro che esce proprio mentre i Ris di Parma rendono sempre più difficile la vita ad ogni assassino (vedi strage di Erba), attraverso quel marchio chiamato dna che ogni omicida non può non lasciare sul luogo del delitto: proprio oggi, quando la scienza si è affiancata con maggior forza ai metodi tradizionali d’indagine, è ancor più interessante buttare gli occhi al passato quando, al posto dei Ris (dio li benedica!), c’era solo la mente degli investigatori. Un libro mirabile, per tutti gli italiani: dentro ci sta quello che siamo stati, quello che siamo ora e quel lato oscuro dell’uomo che forse nessuno saprà mai raccontare con precisione.