Carlos Ruiz Zafón

Carlos Ruiz Zafón Il labirinto degli spiriti


Mondadori, 2017 Narrativa Straniera | Romanzo

23/04/2017 di Corrado Ori Tanzi
Nel Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo misterioso, che a Barcellona ben pochi possono dire di conoscere, ogni libro ha un’anima. Anzi una doppia anima. L’anima di chi ha scritto il libro e quella di coloro che lo hanno letto e in qualche modo vissuto. Ogni volta che il volume passa di mano a un nuovo lettore, la sua energia si rafforza. Come accade agli esseri umani per chi crede nella Reincarnazione. Nessuno sa con certezza da quanto esista e chi lo ha creato, ma i suoi custodi si preoccupano che quando una biblioteca chiude, una libreria diventa un negozio di abbigliamento, i suoi libri arrivino in quel santuario. In attesa che un giorno compaia un nuovo lettore che gli ridoni la vita. Perché esistiamo solo finché qualcuno ci ricorda.

Quindici anni fa il setting appena descritto fu il primo motore del successo planetario di Carlos Ruiz Zafón, L’ombra del vento, una magnifica storia raccontata in modo magistrale che aveva nel personaggio di Julián Carax la figura centrale. A cui seguirono due nuove puntate, molto meno memorabili: Il gioco dell’angelo e Il prigioniero del cielo.

Oggi il cerchio si chiude con Il labirinto degli spiriti, una sorta di back to the end che conclude con un guizzo una tetralogia che altrimenti avrebbe vissuto esclusivamente sulla grandezza del primo volume.

Anni ’50, pieno franchismo a Barcellona. I personaggi della storia ritornano a noi più invecchiati. Il libraio Daniele Sampere, protagonista anche del primo romanzo, e la moglie Bea, il loro figlio Julián, chiamato così proprio in onore di quella maledetta anima incapace di placarsi che è (o fu) Carax, il fedele amico Fermín, la madre Isabelle, Mauricio Valls. Ne entra uno nuovo Alicia Gris, spirito più oscuro della guerra da cui sembra stata generata. Poi le ombre: David Martín, Corelli, Sebastian Salgado. Insomma, chi ha seguito la saga ritrova quel mondo di spiccate ombre e luci fioche, verità nascoste e menzogne con le ventose.

In chiusura della serie Zafón riacquista il gusto della scrittura, che oserei definire ottocentesca tanto non lesina di presenza materiale per quanto sempre governata con saggezza, il piacere dei dialoghi, il gioco degli intrecci. Il mondo dei libri fa da raccoglitore di un epilogo umano in cui ogni capitolo sembra essere vissuto come uno schermo che tutto riflette e deforma. La storia è un continuo retrocedere negli eventi, scopre nuove sofferenze, invalicabili cattiverie, meravigliosi slanci passionali, quasi a voler trovare il punto da cui tutto nacque. Ma la vita è cosa ben più rara e strana di un’investigazione che la vuole illuminare. Ci può riuscire la letteratura. La Dea a cui la tetralogia è evidentemente dedicata.

 

Carlos Ruiz Zafón, Il labirinto degli spiriti, Mondadori, 832 pagg., 23 euro

 

Corrado Ori Tanzi – https://8thofmay.wordpress.com