Arto Paasilinna

Arto Paasilinna Piccoli suicidi tra amici


Iperborea, Milano 2006 - pp. 246, € 14.00 Narrativa Straniera

di Francesca Vezzoli
L’autore culto finlandese è giunto –con un certo ritardo- anche in Italia, regalandoci veri capolavori, di cui l’ultimo, Piccoli suicidi tra amici (tradotto e pubblicato da Iperborea nel 2006, ma edito per la in Finlandia nel 1990) , è sicuramente esemplare di tutta la produzione.
Il sottile cinismo, che trapela dall’intreccio vivace e dalle poetiche descrizioni di paesaggi finlandesi ed europei, mostra la vita così com’è: sciatta, ma in fondo non priva di senso. E infatti, quando i motivi validi per cercare la morte si fanno numerosi ed incalzanti, la vita stessa è pronta a sopraffarci con la sua -spiazzante- banalità.
È proprio dalle piccole cose che l’esistenza può essere sostenuta, è a partire da loro che, quasi inconsapevolmente, ci si riappropria del piacere di vivere.
Questo il nucleo del romanzo di Paasilinna. La sua trama, imprevedibile, ha per protagonisti uomini e donne votati alla morte, nemici della vita perché stanchi delle sue beffe. Il motore dell’azione sono due uomini sull’orlo del fallimento che, dopo un mancato tentativo di suicidio, decidono di chiamare a raccolta tutti quei finlandesi che, come loro, si sono stancati di vivere.
Raffinatissima l’ironia attraverso la quale emerge la contraddizione della morte, il cui desiderio spinge una comitiva eterogenea a partire per un viaggio fatale attraverso l’Europa (sulle tracce dell’esercito finlandese al soldo della Svezia durante la guerra dei trent’anni). La spedizione si trasforma però in un’occasione per riscoprire il piacere delle cose e per dimenticare le vane afflizioni del quotidiano: la Libera Associazione Morituri Anonimi (questo il nome che gli aspiranti suicidi si sono dati) diventa protagonista di avventure straordinarie, eventi imprevedibili e una inaspettata -ma tacita- voglia di vivere.
La tensione che si crea nel lettore è alta: ci si aspetta un sviluppo spettacolare della storia; in realtà essa non può che risolversi nel più prevedibile (e quindi imprevedibile) dei modi. Tutti i nodi, infine, vengono al pettine, la tempesta si quieta e la banalità torna sovrana, ma questa volta con la sua positività rassicurante.


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