Arthur Phillips Angelica
Milano, Rizzoli 2007 - pp. 429, € 19.00 Giallo | Noir
di Luca Meneghel
“Angelica” è un romanzo quadripartito: quattro sono le sezioni del libro, quattro le focalizzazioni interne da parte di un narratore (ben presto palese, al contrario del narratario che resterà avvolto dal mistero fino alle ultime pagine) che si prende la briga di inscenare una drammatica esclation di disintegrazione familiare dal punto di vista di Constance Barton, del marito Joseph, della spiritista Anne Montague (chiamata da Constance per liberare le mura domestiche dal terribile fantasma azzurro) e della figlia Angelica, al tempo dei fatti una bambina di soli quattro anni. Come fece magistralmente ne “L’archeologo”, Phillips torna dunque a giocare con diverse prospettive lasciando sempre una punta di mistero che rimarrà intatta per oltre quattrocento pagine.
Se trama e ambientazione (non aspettatevi una Londra vittoriana alla Jack lo Squartatore: gran parte del romanzo si svolge all’interno dell’appartamento dei Barton) rimandano di primo acchito al Dickens di “Casa desolata” e dei suoi racconti di fantasmi, una lettura meno superficiale ci rimanda invece al capostipite del romanzo psicologico, “Che cosa sapeva Maisie” di Henry James: il narratore dichiara sin dalle prime righe che, nonostante si parli di spettri, certo non si aspetta di impaurire il lettore; i fantasmi di “Angelica”, infatti, sono quelli della psiche umana: ecco allora che dietro a tutto, al posto del romanzo gotico, ci sta forse “L’interpretazione dei sogni” di Freud che di lì a poco (nel 1899) aprirà il Novecento e parte della psiche umana.
Il nuovo Phillips, dietro alla maschera dell’occulto e dello spiritismo, tratta con efficacia della conflittualità dei rapporti famigliari (gli scompensi creati dalla nascita di un figlio sono rimasti immutati, dalla regina Vittoria a Tony Blair), della psichiatria e dell’imminente psicanalisi, dell’ambiguità del ricordo, della consistenza dei sogni e dell’inquietante divario che separa il nostro io da quello che viene percepito dagli altri. “Angelica” è il risultato di un’operazione complessa, un romanzo avvincente che inscena quattro personaggi ben caratterizzati (Constance Barton, con le sue manie, e la grottesca Anne Montague sono due donne memorabili) in lotta contro la proprie pulsioni e le proprie fobie, risultato di un passato difficile avvolto dalle nebbie del ricordo. Arthur Phillips, ancora una volta, si dimostra uno scrittore capace di costruire bestseller di qualità che vanno incontro alle esigenze di un vasto spettro di lettori, compresi quelli “forti” a caccia di qualità.