Antonio Di Martino Fabrizio Cammarata Un mondo raro - Vita e incanto di Chavela Vargas
La Nave di Teseo Saggi | Musica
28/03/2017 di Elena Bertoni
E raro (che in spagnolo significa anche unico e strano) è il mondo di Chavela Vargas, un mondo popolato di sciamani, alcool, musica. Isabel Vargas Lizano nasce in Costa Rica del 1919. Ammalatasi di poliomelite e destinata a restare cieca a causa dell’infezione agli occhi, guarisce grazie ad un intruglio di erbe preparato da uno sciamano. Vive un’infanzia ed una adolescenza infelici, costantemente emarginata perché considerata stramba o malata, e a 17 anni scappa in Messico, dove si respira un’aria nuova grazie alla rivoluzione di Pancho Villa ed Emiliano Zapata, e dove può vivere e difendere la sua omosessualità.
Si veste con pantaloni e poncho, canta con i Mariachi per strada e nelle bettole e diventa ben presto una delle interpreti più richieste del genere Rancheros, solitamente riservato agli uomini. Conosce José Alfredo Jimenez, compositore e cantautore messicano, autore di più di mille pezzi, che diventerà suo compagno di lavoro e di colossali sbronze (calcolavano di aver bevuto assieme più di 45 mila litri di tequila!), ma soprattutto amico fraterno. Chavela canta di amori finiti, di donne disperate, di galere, di sbronze, di aurore infuocate ma senza mai cadere nel patetico e nel ridicolo grazie alla sua voce roca, intensa e straziante, di pancia e di cuore, che ti buca l’anima, alla sua grande forza espressiva e al carisma immenso.
“La dama dal poncho rosso”, come viene ora chiamata, diventa l’interprete ideale di quelle canzoni che soddisfano la voglia di lacrime insita nell’animo messicano, conquista un vasto pubblico, frequenta poeti, intellettuali, diventa l’amante di Frida Khalo (bellissima l’immagine di copertina con Frida e Chavela distese sul prato sorridenti e felici) e trascorre quasi un anno nella mitica Casa Azul mentre la sua fama comincia a travalicare l’oceano. Una vita così intensa e il consumo esagerato di tequila minano inevitabilmente il fisico di Chavelita che a metà degli anni 70 scompare nel nulla. Per più di quindici anni non si hanno più sue notizie, nessuno ne sente più parlare, tutti la credono addirittura morta.
La sua forza però è immensa e a 80 anni suonati, quasi per caso, torna a cantare e a bere. La aspettano 10 anni di successi, tiene concerti in Spagna, canta all’Olympia di Parigi e alla Carnegie Hall di New York, recita in Grido di pietra di Herzog e in Frida di Salma Hayek. Muore nel 2012 pochi giorni dopo che Di Martino e Cammarata raggiungono la sua abitazione in Messico senza tuttavia riuscire ad incontrarla.
Merita attenzione questo lavoro, che con flashback e racconti ci offre uno spaccato di vita nel Messico degli anni 50 e 60 e ci permette di scoprire la vita solitaria e avventurosa di una grande artista poco conosciuta nel nostro paese. Occorre precisare però che, per lo meno nell’edizione cartacea, ci sono una quarantina di pagine oscurate e quindi illeggibili: forse vogliono indicare il periodo della vita dell’artista di cui non si sa nulla, o forse sono pagine del diario di Chavela che l’artista stessa ha voluto censurare, di più non ci è dato per ora sapere..
Leggetelo, magari con il disco di Di Martino e Cammarata in sottofondo …
recensione disco omonimo (a cura G. Verrini)Recensione disco (G. Verrini)