Antonio Crepax

Antonio Crepax Crepax a 33 giri


Vololibero 2020 112 pagine 28 euro Saggi | Musica | Arte

23/12/2020 di Franco Bergoglio
C’è stato un tempo nel quale la musica alimentava una vera e propria industria manifatturiera. Non soltanto il mondo “interno” a questo immaginario fatto di case discografiche, uffici stampa e produttori, ma anche quello che si metteva in moto per la realizzazione fisica dell’oggetto: un’impresa reale, fatta di fabbriche, materie plastiche, colori, carta, di lavoratori addetti ai macchinari che producevano i vinili, di persone che li ultimavano e inscatolavano, di altri che li ricevevano dai distributori, li esponevano nei negozi, di commessi che li raccontavano e vendevano ai “figli del Novecento” come li (e si) definisce oggi Giampiero Mughini, autore della prefazione del libro di cui stiamo per parlare, Crepax a 33 giri, di Antonio Crepax, figlio del grande disegnatore, Guido.

Ovviamente i vinili erano il veicolo di contenuti musicali e c’era un’altra schiera di tecnici impegnata in studio di registrazione ad assistere i musicisti. Una folla di lavoratori: artigiani di un mondo complesso e affascinante in buona parte estinto. A parte gli onesti artigiani, i musicisti erano certamente gli artisti al centro di questo manufatto, ma non erano loro i primi creativi che incontrava l’acquirente finale. I giovani che compravano il disco prendevano in mano un prodotto impreziosito dalla copertina. Un’immagine grafica, un disegno, una fotografia, si trattava del manufatto di un altro artista che interveniva nel cortocircuito emotivo tra l’appassionato di musica e il suo oggetto del desiderio.

Spesso la copertina affascinava e invogliava all’acquisto prima ancora delle note imprigionate nei solchi. Il contenuto e il contenitore erano due arti distinte e affratellate da un mercato florido sospinto dai consumi giovanili. Tracciato questo quadro generale, veniamo a Crepax a 33 giri. Il volume ha le dimensioni fisiche di un vinile e sfogliarlo è come entrare in un coloratissimo disco popolato dai disegni del grande artista: per tutti noi, semplicemente, il papà di Valentina. La cura
editoriale è altissima e le immagini di alcune vecchie copertine esplodono davanti ai nostri occhi “a grandezza naturale”.

Soprattutto gli amanti del jazz - ma volendo anche i seguaci di cantanti italiani, di musica classica o di gruppi prog rock- sanno bene che Guido Crepax aveva prodotto negli anni giovanili un certo numero di copertine. Parliamo dei lontani anni Cinquanta/Sessanta… Il mio primo contatto personale con questa particolarità del lavoro di Crepax risale alle copertine realizzate per i dischi monografici allegati alla rivista Musica Jazz nei primi anni Novanta. Se la musica era ovviamente eccellente, le copertine dei dischi dedicati a Bud Powell e Cootie Williams esplodevano della personalità di un riconoscibilissimo Crepax, ormai autore affermato, in grado di omaggiare con
il suo tratto maturo questi protagonisti storici del jazz.

Facciamo un passo indietro. Quello che viene ricostruito nel volume è l’intero art work realizzato
da Guido Crepax su sollecitazione del fratello Franco che stava in contemporanea lavorando nel mondo dell’industria discografica italiana; un catalogo di copertine stupende che sfilano davanti a noi, frutto del lavoro del figlio Antonio Crepax e dell’Archivio Crepax, che dal 2003 raccoglie e
cataloga l’attività dell’artista.

Ovviamente i disegni dominano le pagine, ma sono presenti anche alcuni scritti che inquadrano la biografia dei due giovani fratelli, accompagnati dai ricordi di protagonisti come Ricky Gianco, Paolo Fresu, Enrico Rava, Altan…e tanti altri. Le copertine dei dischi jazz in fase iniziale si ispirano al lavoro dell’americano David Stone Martin (uno dei pionieri dell’arte della copertina jazz a 33 giri) e poi si manifestano in tutta la loro originalità, aiutata anche dall’autentico amore che Crepax provava per questa musica che gli consentiva di “entrare” nella musica afroamericana, di interpretarla in maniera creativa. Un lavoro sul jazz che tocca il proprio apice, se vogliamo fare un parallelo, con un gioiellino del fumetto jazz italiano: L’uomo di Harlem, che Crepax pubblica nel 1979 per la storica collana Un uomo un’avventura della CEPIM (Oggi Sergio Bonelli Editore).

Basta divagare, anche perché il libro rivela ben altre sorprese, riportandoci indietro a un Novecento scomparso, dove esistevano gli audiolibri, raccolte di poesie, riduzioni di racconti di fantascienza, favole per bambini, etc.,etc.,  un fiume di vinili non strettamente musicali che si insinuavano nelle case. Tutti quei dischi avevano delle copertine eccellenti che oggi in questo libro tornano a risplendere.

Chiudono il volume due chicche: una storia a fumetti ricolorata per l’occasione e un intero capitolo dedicato al disco Nuda (CGD,1972) del gruppo rock-blues-prog Garybaldi, per il quale l’artista aveva prodotto una splendente figura femminile sulla copertina (apribile in tre parti) e una serie di fumetti che decorano gli interni e rendono questo vinile un oggetto da collezione. Nuda, una tra le migliori copertine prodotte in Italia, farebbe bella mostra di sé in uno dei tanti cataloghi dedicati all’art work dei vinili, veri e propri libri d’arte per opere che sono ormai quadri da museo, tracce del Novecento più creativo.