Andri Snær Magnason Bónus (con il 33% di poesie in più),
nottetempo, 2017 Poesie
26/04/2017 di Eliana Barlocco
La catena Bónus è un colosso nella distribuzione alimentare islandese e nelle isole Faroe, con un bel maialino rosa a forma di salvadanaio come logo. Le poesie di questa raccolta, che rappresenta una sorta di viaggio mitologico attraverso le corsie del supermercato, si leggono voracemente; proprio come avidamente si utilizzano i prodotti di consumo immessi sul mercato. L’operazione che il letterato mette in campo, permeando il tutto di un’ironia in crescendo, ha come scopo quello di porre la poesia al servizio del mercato. Diviso in tre sezioni, si parte dal Paradiso (reparti frutta e verdura), si passa all’Inferno (reparto macelleria) e si finisce in Purgatorio (reparto prodotti per la pulizia). Ovviamente dopo un primo assaggio, non si può evitare il bis, entrando quindi in una fase di bulimia letteraria: una poesia tira l’altra e, tra un sorriso e una riflessione, si tratteggia l’evoluzione dell’homo sapiens. Del resto, come da tradizione, lo skald (poeta) islandese era cantore delle gesta di eroi e come ha dichiarato Magnason stesso: “In Islanda non ci sono rovine, non ci sono navi vichinghe per provare come siamo arrivati qua, così la gente pensa che noi discendiamo dal merluzzo. Ma gli Islandesi hanno sempre rappresentato essi stessi come una nazione di narratori. Le storie sono state il solo contributo alla cultura mondiale prima che Bjork cominciasse ad avere una reale influenza”.
La poesia si veste di “mercato”. L’idea è quella di rendere un genere letterario diventato di nicchia, che si muove lontano dalle logiche del commercio, letteralmente alla portata di tutti (stampata e venduta dal supermercato Bónus, la prima edizione in patria è del 1996, ha avuto una ristampa nel 2003 e di nuovo nel 2011). La gente ha bisogno di poesia anche nei luoghi meno adatti al genere (ammesso che ci sia un luogo non adatto) e riempire gli scaffali della nostra vita oltre che di merci che evaporano, anche di prodotti che lasciano una traccia (più o meno flebile) è uno degli scopi di chi si ingegna a creare arte.
Sia ben chiaro, non sono poesie introspettive, cupe, che necessitano di una meditazione profonda per la comprensione. Un esempio:
“I libri di cucina dovrebbero trovarsi
sullo stesso scaffale delle riviste porno
Fan venire l’acquolina ma in verità
nessuno fa mai niente di tutto ciò”
Sono versi liberi, immediati, veloci, leggeri, di una leggerezza che ci permette però di cogliere le incrinature dell’animo umano, un po’ quella che ci ricordava Calvino nelle Lezioni Americane: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.”